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NEL 100° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA DI ANTONIO GRAMSCI (1921) E NEL 55° ANNIVERSARIO DELLA FONDAZIONE DEL PARTITO COMUNISTA D’ITALIA (MARXISTA-LENINISTA) (1966), IL RUOLO DI ENNIO ANTONINI PER L’UNITÀ DEI COMUNISTI di Maurizio Nocera

«Sarà dovere di tutti i dirigenti
chiarire sempre più tutte le questioni
teoriche, liberarsi sempre più
completamente dell’influsso
delle frasi fatte proprie della
vecchia concezione del mondo,
tenere sempre più presente che
il socialismo, da quando è diventato
una scienza, va trattato come
una scienza, cioè va studiato»
Federico Engels

Il 28 aprile 1993, io e Ennio eravamo a Pontasserchio (Pisa) ai funerali di Fosco Dinucci, segretario del Partito comunista d’Italia (marxista-leninista) (Pcd’I m-l). Con noi, oltre ai familiari (la moglie Adriana, i figli Blasco e Liuba, più i nipoti) c’erano i compagni Manlio Dinucci di Pisa, Angelo Cassinera di Casteggio/Pavia, Antonio Gabriele di Noci/Bari, Enzo Proverbio di Milano, Andrea Carrara di Lucca, altri.

La camera ardente era stata allestita nell’ingresso della casa. La bara era ricoperta della bandiera rossa con falce e martello della Brigata Garibaldi, che a suo tempo era stata di Alberto Bargagna, altro comunista partigiano combattente e stretto compagno di Fosco. Un’altra grande bandiera rossa con falce e martello inscritti in una stella gialla a cinque punte, simbolo del Pcd’I(m-l), accoglieva i compagni/e che numerosi giungevano da tutte le parti d’Italia. Tutt’intorno alla bara cuscini di garofani e di rose rosse. Io e Ennio, visibilmente commossi, abbiamo reso omaggio alla salma di Fosco e salutato i familiari. Poi siamo rimasti nella camera ardente fino a che non è cominciato il rito funebre civile. Alcuni operai e altri lavoratori hanno preso la bara e trasportata fuori la via, deponendola nel centro della strada su di un piedistallo. Erano le 16. Nuovamente la bara è stata ricoperta da un’altra grande bandiera rossa con il simbolo del Pcd’I(m-l). Moltissimi i comunisti/e con molte bandiere. C’era la bandiera dell’Anpi, la banda musicale di Pontasserchio. Poi con il feretro in spalla, portato da compagni operai e partigiani, il lungo corteo ha percorso a piedi i 3,5 km che separano la casa di Fosco dal cimitero. La banda intonava l’Internazionale comunista, Bella ciao, Bandiera rossa e l’Inno dei lavoratori.

Ho ricordato questo momento della scomparsa di Fosco Dinucci per dire di Ennio Antonini che, sia la giornata dei funerali sia quella successiva in casa sua a Nereto, era rimasto molto scosso dall’evento. Ricordo che Lodina (moglie di Ennio) ci consolò ricordandoci che la vita è così e che vale per tutti i viventi. Tuttavia lo scoramento di Ennio era dovuto soprattutto al fatto che solo pochi mesi prima dell’aprile 1993, insieme avevamo incontrato Fosco nella stazione di Firenze. Stava bene. Ci eravamo seduti nella sala d’aspetto e lì, ancora amareggiati per lo scioglimento (settembre 1991) del partito e per il modo “imperiale” col quale Rifondazione comunista aveva trattato il disciolto Pcd’I(m-l), chiedevamo a Fosco che cosa era ancora possibile fare per non vedere disperso il patrimonio di 25 anni di lotte e di organizzazione. Fu Fosco che, non convinto delle non buone intenzioni di Rifondazione comunista nei nostri confronti (nessuno di noi fu mai accolto negli organi dirigenti di quell’organizzazione), ci disse di pensare alla costituzione di un’associazione che si richiamasse agli ideali per i quali avevamo lottato. E fu lui stesso, consegnandoci un valigione (dentro c’erano gli elenchi degli abbonati a «Nuova Unità» più altre carte) da portare via, che disse di intitolare il Centro costituendo a Lenin e Gramsci perché, in questo modo, l’ideologia marxista-leninista e il patrimonio di lotte dal 1921 fino a quel momento non sarebbe andato disperso.

Ecco. Questi brevi cenni, peraltro intrisi di un non utile autobiografismo di cui chiedo venia, li ho scritti unicamente per dire che Ennio Antonini era un compagno dalla dimensione umana profonda, un nuovo vero rappresentante del neoumanesimo del Terzo millennio. Vale a dire: Umano perché Comunista.

Quando si trattò di celebrare il centenario (1995) della morte di Friedrich Engels (1820-1895), nonostante cominciasse già ad avere seri problemi agli occhi, non si tirò indietro ad affrontare lunghi viaggi in treno per andare presso le sedi dei compagni e delle compagne che ci chiedevano di raggiungerli per onorare la memoria del grande marxista. Sia che facesse freddo da morire sia che facesse caldo da soffrire, insieme prendevamo i treni di notte per poi, all’indomani, trovarci a Sondrio, o a Padova, Venezia, Milano, Catania, insomma ovunque fosse richiesta la sua presenza di grande comunista combattente per l’ideologia della classe operaia. A volte, con noi, veniva anche Antonio Calabria, presidente dell’Istituto di Studi di Comunista di Napoli.

Ennio, sulla base degli insegnamenti teorici di Gramsci e sulle applicazioni pratico-marxiste leniniste di Fosco Dinucci, aveva acquisito la grande capacità dell’ascolto, che non è di tutti. E a ciò si aggiunga l’acquisizione del concetto e dell’applicazione del principio di collegialità, che egli ha insegnato (in primo luogo a chi qui scrive) a tutti noi del Centro Gramsci. Sono qualità che troviamo in una persona non per volontà extra terrestre, ma perché frutto di anni di studio, di impegno civile, di lotta per l’emancipazione dell’umanità e, in primo luogo, della classe operaia e delle masse lavoratrici.

L’indicazione che Fosco ci aveva dato – quella di costituire un’associazione intitolata a Lenin e Gramsci – ebbe in Ennio un impulso formidabile. Si mise subito al lavoro. Gli elenchi degli abbonati a «Nuova Unità» furono utili a metterci in contatto con i tanti/e compagni e compagne per sollecitarli/e a una loro partecipazione al progetto. Ormai non contavamo più a un nostro eventuale coinvolgimento organizzativo da parte del gruppo dirigente di Rifondazione comunista che, nei nostri confronti, aveva costruito insormontabili mura medievali con a difesa della propria cittadella dei veri buttafuori trotsko-avventurieri. Tant’è che qualsiasi nostra proposta indirizzata a discutere un possibile progetto che vedesse coinvolti i marxisti-leninisti, non solo ce la rifiutavano ma, per di più, la ridicolizzavano sulla stampa (vd. «Liberazione»). Sopportammo. Anzi fu Ennio che disse: «Continuiamo per la nostra strada. Lavoriamo!». Non dimenticando a quello che era stato e che ancora sussisteva il percorso Per la ricostruzione di un forte ed unico Partito comunista fondato sul marxismo-leninismo.

L’impegno preso con Fosco Dinucci nella stazione di Firenze poco prima della sua morte e permanendo gli ostacoli che il gruppo dirigente di Rifondazione comunista metteva in essere nei nostri confronti, Ennio scrisse, il 3 dicembre 1994, uno dei suoi documenti politici più importanti, rimasto finora inedito, o meglio finito nel dimenticatoio del Prc. A dirla tutta oggi questo documento andrebbe pubblicato a parte rispetto a questa memoria del sottoscritto. Tuttavia, per evitare smarrimenti, lo propongo qui. Ecco cosa allora Ennio scrisse:

            «In relazione ad un certo malessere di settori di militanti e al permanere delle difficoltà di una compiuta confluenza nel Prc, i compagni del disciolto Pcd’I(m-l) si sono incontrati per un esame della situazione politica generale, riguardante anche strutture redazionali ed economiche del cessato partito./ In varie circostanze è stato denunciato come la pregiudiziale verso il marxismo-leninismo minasse il processo di rifondazione dell’unità dei comunisti, privandolo di una visione completa dell’esperienza storica del proletariato, dalla quale trarre sicuro orientamento nell’attuale complessa situazione./ Una pregiudiziale ingiustificata, apertamente lamentata anche da molti militanti e da alcuni dirigenti nazionali dello stesso Prc. Diversi avvenimenti indicano difficoltà e ritardi nella costruzione di un unico e forte partito comunista, minacciata da nuove, striscianti tendenze liquidatorie e disgreganti. Tutto questo è tanto più grave in quanto, di fronte all’approfondirsi dello scontro di classe nel paese, causato dalle misure antipopolari del governo delle destre di Berlusconi, la classe operaia e l’insieme del forte movimento di protesta esprimono un possente moto unitario e richiedono una completa unità dei comunisti e della loro funzione di orientamento./ Per dovere di informazione e di franchezza comunista, vengono elencati i fatti più significativi che hanno impedito una corretta confluenza del disciolto Pcd’I(m-l) nel Prc: 1. Nonostante appuntamenti concordati o promessi, i massimi promotori nazionali del Movimento e del Partito della rifondazione non hanno mai incontrato i dirigenti del disciolto Pcd’I(m-l), per realizzare una corretta e compiuta confluenza politica, organizzativa e delle stesse strutture redazionali ed economiche; 2. All’atto della formazione dei primi organismi dirigenti nazionali del Movimento e del Partito, non sono stati inseriti militanti del disciolto Pcd’I(m-l); 3. In varie federazioni, all’atto della formazione dei primi organismi dirigenti, per indicazioni del Centro nazionale, sono stati frapposti ostacoli verso i militanti del disciolto Pcd’I(m-l). In alcune di esse, pur eletti democraticamente sono stati indotti a lasciare tali incarichi [qui Ennio fa l’elenco di una serie di federazioni]; 4. La Presidenza del 2° Congresso nazionale del Prc non diede alcun corso alla Mozione presentata dal compagno Angelo Cassinera, delegato della Federazione di Pavia, contenete il superamento della pregiudiziale verso il marxismo-leninismo./ Ciononostante i marxisti-leninisti hanno lavorato con impegno comunista alla base del Prc, pur dovendo ammettere, per il clima di generale pregiudizio, discriminazioni con episodi di smarrimento, soprattutto tra i militanti più giovani. / La gravità delle misure antipopolari del governo Berlusconi, l’accelerazione dei processi di fascistizzazione dello Stato, le minacce di aggravamento e di generalizzazione dei conflitti nei Balcani per le iniziative NATO e USA, richiedono urgenti e responsabili valutazioni ed iniziative dei comunisti; analisi concrete e realistiche basate sull’applicazione del marxismo-leninismo./ Il processo di analisi e valutazione marxista-leninista svolge la sua funzione di orientamento se attuato in modo organico alle concrete lotte del proletariato e delle grandi masse popolari, attuandone una vasta e organizzata partecipazione attraverso le strutture del Partito comunista. Sulla base di indicazioni generali della Direzione centrale del Prc, si avvia l’ampia e democratica discussione e mobilitazione politica di tutte le istanze di base del partito. I circoli e le cellule, in rapporto dialettico con le masse interessate, discutono, assumono iniziative politiche e di lotta, approfondiscono il problema posto in ogni luogo di lavoro, in ogni scuola, in ogni sede della ricerca scientifica, sul territorio, in modo capillare e diffuso ovunque palpitano il lavoro, la vita e le lotte del popolo lavoratore./ Quest’ampio, capillarissimo e approfondito dibattito passa direttamente, senza alcun altro filtro, e si decanta nella struttura intermedia del partito, nel Comitato di federazione, ove si trovano gli elementi d’avanguardia del proletariato e delle masse che hanno partecipato alle migliaia e diversificate iniziative di base. Qui i contenuti si decantano, si approfondiscono ed avviene il processo di fusione tra la visione fondamentale della classe operaia e gli apporti dei suoi più stretti alleati di classe./ Le vaste e capillari valutazioni, fuse e decantate nell’istanza intermedia, torna direttamente all’istanza centrale del partito dove, approfondita dalla visione nazionale ed internazionale dei supremi interessi della rivoluzione, assume i contenuti della linea generale del proletariato. La storia, anche nei suoi insegnamenti negativi, indica che questo è il processo che conduce al creativo sviluppo del marxismo-leninismo, inteso come dinamico sistema unitario dell’intera esperienza storica del proletariato internazionale. Questo osmotico processo unitario di pensiero e prassi, fecondato dalla funzione culturale di “intellettuali organici”, sostanzia la forma di “intellettuale collettivo” gramsciano, la forma del partito marxista-leninista di tipo nuovo della classe operaia./ Sostituirlo col dibattito limitato del Comitato politico nazionale [del Prc], ovvero con l’impegno teorico “strategico” di “Gruppi eletti” e staccati dalla realtà o, peggio, col sia pure limpido ma isolato impegno di “geniali pensatori”, significa rimanere prigionieri di una visione idealistica, di una concezione borghese e burocratica del partito, dove i dirigenti pensano e le masse agiscono. L’unità di pensiero e prassi, l’unicità del carattere di quadri e di massa del partito comunista, vanno costantemente approfondite per consentire al proletariato di portare a compimento la sua missione rivoluzionaria che mira alla completa unità nella società comunista di liberi ed uguali. Persistenti incomprensioni interne ed esterne al Prc, prigioniere di visioni riformiste e dogmatiche, impediscono l’attuarsi di questo fondamentale e urgente processo di lotta e di valutazione scientifica e di classe./ I compagni del disciolto Pcd’I(m-l) sentono la responsabilità autocritica di una tale mancanza, si appellano affinché: 1. Gli autentici marxisti-leninisti, esteri ed interni al Prc, superando anacronismi di gruppo ed appiattimenti burocratici, rafforzino l’attività unitaria ed organica del Centro Leini Gramsci. Ciò per permettere, in questo delicato passaggio, una lotta sul fronte teorico più completa ed assimilabile ad un organico processo di partito; 2. Tutti i militanti del Prc si impegnino per battere le dannosissime ed antiunitarie pregiudiziali verso il marxismo-leninismo./ I bombardamenti in Bosnia di aerei delle basi NATO italiane, la presenza di navi da guerra cariche di marines USA in Adriatico, sono una minaccia di generalizzazione dei conflitti e di immediato coinvolgimento del nostro paese. I comunisti e le forze antifasciste ed antimperialiste italiane ed europee sono chiamate a pronte risposte di organizzazione e di mobilitazione contro queste azioni irresponsabili, attuate soprattutto dall’imperialismo statunitense, lottando per impedire l’uso delle basi militari ed imporre l’immediato smantellamento. [… Di fronte a tale situazione] vi è l’inderogabile necessità della funzione del partito comunista, autonoma e visibile, che sappia articolare un preciso programma ed iniziative politiche nazionali, volte a rafforzare il ruolo egemone nazionale della classe operaia. Occorrono precise indicazioni politiche sui nodi di passaggio istituzionali a una Repubblica dei Consigli dei lavoratori, verso la definitiva conquista del potere politico del proletariato e la costruzione del socialismo e del comunismo./ Settori dirigenti nazionali del Prc, prigionieri di visioni riformiste interne al sistema capitalista, prospettano soluzioni “unicamente” parlamentari, trascurando che lo stesso parlamentarismo si sta avviluppando in distruttive logiche “maggioritarie” che lo condannano a crescente impotenza./ Le istituzioni della repubblica democratica borghese, quale ancora può essere definita quella italiana, nelle condizioni di crisi crescente del sistema capitalistico, possono svolgere un residuo ruolo positivo a condizione che cresca il ruolo degli organismi del nuovo potere proletario. Altrimenti il parlamento, sotto l’incalzare della fascistizzazione indotta dalla spinta inesorabile della crisi, verrà ridotto a simulacro e travolto insieme alle libertà democratiche. Ciò insegna la storia./ Per i comunisti sopravvalutare l’impegno parlamentare, in un periodo di relativa stabilità del sistema capitalistico, come si è avuto dal dopoguerra fin verso la fine degli anni Sessanta, significa esporsi a cocenti delusioni, come poi è accaduto. Farlo nel volgere di una profonda crisi generale, non solo non porta alla difesa delle libertà democratiche, ma finisce per lasciare campo libero ai piani di fascismo e di guerra della borghesia e dei suoi governi. Soprattutto in queste critiche circostanze, l’impegno dei comunisti nel parlamento e nelle altre istituzioni, deve essere uno, neanche il più importante, degli impegni di lotta. Quelli fondamentali vanno rivolti all’organizzazione e mobilitazione del proletariato e di tutti i suoi alleati a smascherare e isolare i piani reazionari della borghesia monopolistica e dei suoi governi, a battersi contro l’imperialismo e, principalmente, a rafforzare l’internazionalismo proletario./ Sono veri comunisti quelli che si battono per l’urgente ricostruzione dell’Internazionale Comunista, per il Coordinamento dei Consigli di Fabbrica, soprattutto dei grandi gruppi internazionali. Quando l’imperialismo fa di tutto per disgregare e aggredire, i comunisti devono soprattutto battersi per unire il proletariato internazionale e i popoli contro queste criminali attività. […] Altrettanto urgente ed importante è, da parte dei comunisti italiani, esprimere concrete iniziative di sostegno militante ai comunisti dell’ex URSS, che si stanno eroicamente battendo per la ricostruzione dell’Unione Sovietica. Tappa significativa  di questa lotta internazionalista, è stata la costituzione dell’Unione dei partiti comunisti russi (UCR), fondata sul marxismo-leninismo e fortemente voluta dal Partito comunista pan-sovietico bolscevico (PCPB), diretto dalla compagna Nina A. Andreeva./ La persistente pregiudiziale nel Prc verso il marxismo-leninismo ha impedito il compiersi di una corretta confluenza di tali esperienze e il raggiungimento della piena unità dei comunisti con crescente permanenza di significativi raggruppamenti comunisti al di fuori del partito. I compagni del disciolto Pcd’I(m-l) considerano ciò non solo grave, ma un ostacolo storico non più tollerabile al processo di costruzione di un unico e forte partito dei comunisti italiani, un’incomprensione imperdonabile del profondo impulso unitario che esprimono la classe operaia e le masse in lotta in tutto il paese./ Nell’epoca dell’imperialismo, in particolare nelle attuali condizioni della sua crescente aggressività, la classe operaia non può più rimanere a lungo senza il suo partito marxista-leninista, pena arretramenti gravi dell’intera società».

 

Questo documento Ennio Antonini lo licenziò e firmò il 3 dicembre 1994. Fu poi consegnato (da chi qui scrive) nelle mani di un membro (responsabile dell’organizzazione) della segreteria del Prc. Nessuno rispose mai, anche se Armando Cossutta (presidente del Prc, al quale la lettera non gli arrivò mai), più di una volta, ci rassicurò che qualcuno lo avrebbe fatto. Il Prc era appena nato accorpando i fuoriusciti del Pci, Democrazia proletaria, i trotskisti della quarta internazionale, più altri rivoli rimasti orfani di altre organizzazioni scioltesi. Anche il Pcd’I(m-l), contro la volontà di non pochi compagni e compagne, si sciolse, perché gli era stato detto che i suoi militanti avrebbero avuto lo stesso trattamento degli altri. Così non fu soprattutto perché i trotskisti, annidatisi nel gruppo dirigente del Prc, frapposero mille ostacoli all’ingresso e al coinvolgimento dei compagni/e. Anzi c’è da dire che l’unità tra neo-revisionisti e trotskisti di vecchia e nuova generazione creò un fronte anti marxista-leninista che palesò tutto il suo livore contro i compagni e le compagne del disciolto Pcd’I(m-l), in particolare contro Fosco Dinucci, Pietro Scavo, Angelo Cassinera, Ennio Antonini, Mario Geymonat, Ada Donno, altri ancora. Contro questi comunisti, che avevano speso tutta la vita per la causa e gli ideali della classe operaia, per la difesa del marxismo-leninismo e del pensiero di Antonio Gramsci, da quel dissennato gruppo dirigente del Prc fu innalzato un muro di reazionarismo trotsko-medievale.

In un’inedita lettera che Ennio aveva scritto (12 marzo 1994) ad Angelo Cassinera, egli aveva già individuato l’ostracismo del gruppo dirigente del Prc nei confronti dei militanti del disciolto Pcd’I(m-l). Scrive:

 

            «Caro Angelo,/ […] Nella telefonata di questa mattina, oltre alla tua abituale determinazione di comunista, ho percepito anche una punta di legittima amarezza, Amarezza che sto provando anch’io. L’amarezza dei comunisti di fronte a comportamenti non fraterni di compagni coi quali sono stati condivisi tanti anni di lotte e duri sacrifici. L’amarezza dei rivoluzionari che tocca i sentimenti più profondi perché profonde sono le cose nelle quali credono e per le quali si battono. Ma i comunisti sono di una pasta speciale e sanno trasformare l’amarezza in forza, in energia vitale per continuare la lotta./ Dobbiamo avere, in questi giorni, tanta pazienza per ricondurre ad unità i compagni e superare i problemi che ci hanno assillato negli ultimi anni, isolandone le cause vere. Così facendo porteremo avanti il lavoro migliore del compagno Fosco Dinucci, consistito nella lotta per l’unità dei comunisti in un unico e forte partito./ Si dimostra ancora del tutto valida la strada che insieme a lui abbiamo intrapreso nella costruzione del Centro Lenin Gramsci. Anzi, se non l’avessimo intrapresa, ora sarebbe molto più difficile la soluzione dei problemi che le ultime vicende hanno portato a maturazione. La sua esistenza [del Centro Gramsci], viceversa, rappresenta un solido punto di riferimento per tutti i marxisti-leninisti sinceramente desiderosi di portare a compimento la lotta per la costruzione del partito comunista in Italia, siano essi all’interno che all’esterno del Prc. Non è un caso, infatti, che i soli oppositori “dichiarati” del Centro Lenin Gramsci, solo un paio per fortuna, sono proprio quelli che hanno abdicato alla lotta per il marxismo-leninismo.// Caro Angelo, appena dopo il 9 aprile, sarà bene indire una riunione della Presidenza del Centro Lenin Gramsci e discutere della sua costituzione effettiva e di una efficace iniziativa politica nazionale con la quale procedere alla sua proclamazione ufficiale. Avremo modo di parlarne, ma credo che il compagno Raffaele De Grada può degnamente continuare ad essere il degno Presidente Onorario, mentre il Presidente nazionale dovrebbe rappresentare la continuità dell’esempio politico e morale di Fosco Dinucci. Ed in questo, credo sinceramente che abbia ragione Blasco [Dinucci] per le cose che ha detto a riconoscimento del tuo impegno di comunista e di partigiano. Discuteremo con tutti i compagni e sono sicuro che incontreremo il loro pensiero e sentimento umani./ Caro Angelo, per finire, voglio dirti che, per il prossimo numero de “La Via del comunismo” potresti pensare ad un articolo sul 2° congresso del Prc. A Pavia avete vissuto, infatti, a tal proposito, un’esperienza completa e significativa: 1. La vittoria al Circolo di maggior prestigio; 2. La significativa battaglia al congresso federale e la tua elezione a delegato; 3. Il tuo intervento e la tua battaglia al Congresso nazionale, il contributo alla Mozione 3 e la presentazione della Mozione “nostra”. Un percorso completo e autorevole per tesserci un buon documento. Un abbraccio Ennio».

E il 25 ottobre 1994, in un’altra lettera rimasta inedita e firmata da Ennio Antonini (che scrive la scaletta di base), Angelo Cassinera e Pietro Scavo, lettera indirizzata a Fabio Zannoni di Prato, in quel momento responsabile politico di «Nuova Unità», scrive:

 

            «Intestazione Centro Lenin Gramsci.// Caro compagno Fabio, il tuo articolo I tempi della politica. L’elaborazione teorica e l’iniziativa dei comunisti su “Nuova Unità (n. 7, settembre 1994, p. 5), prosegue utilmente la riflessione avviata in aprile. Con spirito unitario ma senza veli che finirebbero per coprire la realtà, cominciamo da queste parole del compagno Fosco Dinucci, pronunciate al 6° congresso di scioglimento del Pcd’I(m-l): “Porteremo in Rifondazione comunista il nostro senso del partito e dell’internazionalismo proletario, le nostre concezioni classiste, gli insegnamenti di ciò che abbiamo fatto in 25 anni, le esperienze positive e negative. Nel nostro partito e fuori di esso vi è chi considera l’eventuale decisione [sciogliere il Pcd’I(m-l)] una resa come marxisti-leninisti. In realtà, è un atto di coraggio politico del Pcd’I(m-l) che, fin dalla fondazione, ha perseguito l’unità dei comunisti sulla base della situazione concreta, dei principi marxisti-leninisti e dell’internazionalismo proletario”./ Appare necessaria una sincera riflessione critica ed autocritica dell’impegno di ciascuno di noi, rispetto alle decisioni unanimemente prese. È vero che nel Prc vi è assenza di teoria e prevalenza di pragmatismo, ma è stato lottato abbastanza per affermarvi il marxismo-leninismo? Vi abbiamo portato una prassi organizzata e “senso di partito” o, a volte, è prevalso un certo individualismo?/ La tua critica al Prc, che si sofferma sul marxismo, ignorando il leninismo, è giusta. Ma è giusto parlare di marxismo e leninismo, o di marxismo-leninismo?. Comprendiamo, naturalmente, la tua difficoltà indotta dal fatto che attualmente “Nuova Unità” non è più Per la vittoria del marxismo-leninismo, come diceva il sottotitolo del suo primo numero del marzo 1964, o Per la sconfitta del revisionismo e l’affermazione del marxismo-leninismo, come titolava il documento dell’Ufficio politico del Pcd’I(m-l) sul n. 19 dell’1 giugno 1989. “Nuova Unità” che, accanto al tuo articolo, ha pubblicato un nuovo intervento di Tussi [Tiziano] contro la “gabbia” del marxismo-leninismo, prendendo spunto dal libro Dopo il marxismo-leninismo, del trotskista Georges Labica./ In realtà, per responsabilità di settori del suo gruppo dirigente, nel Prc manca il riferimento  teorico al marxismo-leninismo, inteso come dinamico sistema unitario di pensiero e prassi, sintesi degli interessi e delle lotte del proletariato internazionale. Un insieme organico affermatosi con quanto è stato elaborato prima, con e dopo Marx e Lenin, che pure ne rappresentano le vette più elevate. Un sistema dinamico che può creativamente essere sviluppato se viene compiutamente assimilato ed applicato in un organico impegno di partito: non già, quindi, da distaccati pensatori, come concezioni idealistiche vorrebbero far credere. Esso si è sviluppato come elaborazione scientifica degli interessi e delle lotte di una classe, il proletariato, che si esprime in modo organico attraverso il suo “intellettuale collettivo”, il partito comunista. L’attuale mancanza di significativi sviluppo del marxismo-leninismo, è dovuta, più che all’assenza di geniali pensatori, alla mancanza del partito comunista e, nell’epoca dell’imperialismo, dell’Internazionale comunista, in grado di alimentare una decisa lotta teorica./ Il Manifesto del Partito Comunista di Marx, il Che fare? di Lenin, le Tesi di Lione di Gramsci, Problemi economici del socialismo in URSS di Stalin, infatti, sono stati alimentati da un organico sforzo di partito che quei comunisti coraggiosi seppero creativamente interpretare sul fronte della lotta teorica, svolgendo una decisiva funzione di educatori del proletariato internazionale. Sembrerebbe la disputa sull’uovo e la gallina, senza l’insegnamento “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza”. Anche le valutazioni critiche verso la Sinistra extraparlamentare appaiono incompiute se non si fanno alcune distinzioni importanti. Intanto va necessariamente distinto l’opportunismo dei settori prevalenti dei gruppi dirigenti delle varie organizzazioni che hanno espresso una politica sostanzialmente revisionista, dalla stragrande maggioranza dei militanti che con sincerità e sacrificio hanno lottato per il cambiamento./ Quindi va fatta distinzione tra organizzazioni che, come il Pcd’I(m-l), ma anche l’MLS, l’MPS, ed altre, si sono battute su posizioni marxiste-leniniste o di classe, pur nei limiti di una situazione oggettiva e immancabili errori e difetti, e quei gruppi e partiti i cui dirigenti, nel loro opportunismo, hanno espresso una sostanziale politica revisionista, facendosi veicolo dell’influenza disgregante dell’imperialismo all’interno del movimento operaio. In sostanza, revisionismo moderno che, in Italia, ha avuto due filoni: uno di destra, riformista, parlamentaristico, burocratico, del Pci-Psiup; l’altro di “sinistra”, massimalista, dogmatico, anarcosindacalista, trotskista gruppettaro di Lc, “Manifesto”, Pdup, Ao, Po, ecc. fino alle aberrazioni terroristiche delle Br. Ammucchiare tutto ciò in un’unica “Sinistra extraparlamentare” può ingenerare dannosi malintesi./ Con la chiarezza che questi tempi di ferro esigono, ribadiamo che “il patrimonio di lotte e di esperienze del Pcd’I(m-l)” continua nei comunisti che si battono con organizzata coerenza leninista per il socialismo scientifico e “vive nella militanza del Prc e nel decisivo lavoro di agitatore ed organizzatore collettivo del Centro Lenin Gramsci il quale, con iniziative concrete e il coordinamento delle diverse pubblicazioni e realtà leniniste, intende portare il suo contributo al delicato processo di unificazione e riscossa comunista in Italia”» [vd. «La Via del Comunismo», aprile 1994].

 

 

Di questa lettera, ci aspettavamo la pubblicazione su «Nuova Unità», cosa che ovviamente non avvenne. Tuttavia la nostra battaglia contro le pregiudiziali continuò, soprattutto contro l’ostracismo nei confronti del disciolto Pcd’I(m-l), portato avanti dal gruppo dirigente del Prc e perpetrato anche dopo la scissione dello stesso con l’uscita e la costituzione del Partito dei comunisti italiani (segretario Oliviero Diliberto). Successivamente, solo dopo l’ulteriore scissione e la costituzione del Partito comunista italiano (segretario Mauro Alboresi) la pregiudiziale anti marxista-leninista, sia pure non pienamente accantonata, si è allentata, permettendo così, a chi di quei compagni non era ancora morto, di avere diritto di parola. Attenzione però: solo diritto di parola.

Da tutti questi eventi, Ennio Antonini non si fece condizionare, al contrario, chiamò attorno a sé quanti più compagni/e fu possibile. Iniziò così quel meraviglioso percorso che portò alla costruzione del Centro Lenin Gramsci prima, del Centro Gramsci di Educazione e Cultura poi, infine l’attuale Centro Gramsci di Educazione.

Ennio fu il vero organizzatore del convegno di Milano del 27 giugno 1993, l’altra tappa, tra le tante, della costruzione del Centro Lenin Gramsci. In quell’occasione, Pietro Scavo tenne il discorso commemorativo su Fosco Dinucci, che Raffaele De Grada, secondo presidente del Centro Gramsci, definì «esempio politico e morale di umanesimo comunista».

Dal suo canto, Ennio lesse un primo elenco di compagni/e membri del Comitato scientifico promotore. Questi: Raffaele De Grada di Milano (presidente onorario), Antonio Gabriele di Noci/Bari, Mario Paladini di Milano, Enzo Proverbio di Milano, Marco Quagliaroli di Milano, Giuseppe Regis di Milano, Gianfranco Robustelli di Sondrio, Angelo Cassinera di Casteggio/Pavia, Luigi Meriggi (senatore) di Pavia, Carlo Sforzini di Pavia, Vittorina Bozzi di Cremona, Luigi Freschi di Piacenza, Angelo Ciavarini di Piacenza, Andrea Carrara di Lucca, Francesco Antonini di Nereto/Teramo, Piero De Sanctis di Teramo, Aldo Bernardini di Roma, Ettore Biocca di Roma, Ugo Pisani di Padova, Severino Gambato di Padova, Mario Geymonat di Venezia, Manlio Dinucci di Pisa, Mario Forti di Roma, Raul Mordenti di Roma, Norberto Natali di Roma, Paolo Pucci di Napoli, Antonio Cardilli di Gioia del Colle, Vito Falcone di Gioia del Colle, Pietro Scavo di Carbonara/Bari, Franco Schettini di Bari, Ada Donno di Lecce, Maurizio Nocera di Lecce, Zacheo Pompilio di Campi Salentina/Lecce, Carlo Cardillicchio di Rionero in Vulture/Potenza, Gennaro Giansanti di Rionero in Vulture/Potenza, Giuseppe Nieddu di Nuoro, Michele Campanella di Bologna, altri.

Furono coinvolti anche altri compagni come, ad esempio, Filippo Gaja di Milano, Vittorio Pesce Delfino di Bari, il partigiano Giovanni Pesce di Milano, il giudice Nicola Magrone di Modugno/Bari, l’editore Roberto Napoleone di Milano, l’editore Nicola Teti di Milano, Alfonso Maria di Nola di Roma, Arnaldo Bera di Soresina/Cremona, Giorgio Nebbia di Roma, Sergio Ricaldone di Milano, altri.

Con tutti questi compagni e compagne Ennio tenne costantemente rapporti politici coinvolgendoli in numerose iniziative del Centro Gramsci.

Ufficialmente il Centro Lenin Gramsci si costituì con l’assemblea generale il 21 gennaio 1995 a Milano in via Festa del Perdono. Fu Ennio Antonini a coordinare il dibattito e fu sempre lui a stendere la risoluzione finale. A margine dell’assemblea indicò anche il percorso che dovevano fare i compagni/e del disciolto Pcd’I(m-l). Questo:

 

            «Nell’assemblea del 21 gennaio [1995] di Milano, sono stati consolidati i seguenti proponimenti: 1. Funzione del Comitato Editoriale delle edizioni di “Nuova Unità”; 2. Programma politico editoriale 1995; 3. Funzione della Libera Editrice Internazionale (LEI) quale testataria delle Edizione di “Nuova Unità” (ENU); 4. Lettera al Prc sulla confluenza del disciolto Pcd’I(m-l)./ Ciò costituisce un traguardo importante per la salvaguardia e la valorizzazione dell’opera del compagno Fosco Dinucci e dei marxisti-leninisti italiani. La lotta dei sostenitori delle Edizioni di “nuova Unità”, proiettata nella complessa esperienza del Prc e del centro Lenin Gramsci, prosegue la decisiva battaglia per l’affermazione del marxismo-leninismo e la sconfitta del revisionismo moderno, per l’unità interna ed internazionale dei comunisti e del proletariato. In questa prospettiva, il Comitato editoriale è impegnato nell’attuazione dei compiti delineati ed al pieno recupero e valorizzazione di tutto il prezioso patrimonio storico politico delle Edizioni di “Nuova Unità”, con particolare riguardo al giornale “Nuova Unità”. Nel proprio ambito, ogni sostenitore è chiamato a moltiplicare il sostegno alle ENU, organizzando nuclei di partecipanti alle attività redazionali e divulgative, nel più ampio coinvolgimento dei comunisti e della parte politicamente più attiva delle masse lavoratrici».

Ad impegnarsi in primo luogo su questa indicazione fu proprio Ennio, la cui creatività lo portò a proporre e a mettere in pratica una serie di pubblicazioni straordinarie. Basta pensare alle riviste, da lui pensate e promosse: «La Via del Comunismo», «Lettera sulla Jugoslavia», «Realtà», «Gramsci» e, soprattutto, i «Quaderni Rossi marxisti-leninisti» sotto l’egida del Centro Lenin Gramsci. Di quest’ultimo riporto l’elenco che lo stesso Ennio aveva stilato in un foglietto a circolazione interna al Centro:

  1. 1992. E. Antonini, A. Cassinera, P. Scavo, Per l’affermazione del marxismo-leninismo. Per il comunismo, con Introduzione di Fosco Dinucci.
  2. 1995. 1945-1995. 50° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, Crisi del capitalismo e fascismo. Nota introduttiva di Ennio Antonini; Introduzione di Raffaele De Grada; Intervento di Fosco Dinucci, Attualità della lotta antifascista; Relazioni di Aldo Bernardini, Angelo Cassinera, Raul Mordenti, Nicola Magrone. Interventi di Aldo De Jaco, Pietro Scavo, Roberto Bettini, Mario Forti, Angiolo Gracci, Gennaro Giansanti, Sergio Cararo, Aldo Serafini, Antonio Calabria, Mauro Cipriano, Marco Sacchi, Giuseppe Amata, Gianfranco Robustelli, Libero Pellegrini, Antonio Tripoli, Pompilio Zacheo, Luigi Arata, Anelo Cassinera.
  3. 1995. Nina A. Andreeva, I principi non regalati ovvero Breve corsi di critica della perestrojka, a cura di A. I. Belitskij. Nota editoriale di Pietro Scavo; Postfazione di Aldo Bernardini. Articoli storici di Antonio Gramsci e Fosco Dinucci
  4. 1998. La Via dell’Ottobre. Nel 150° anniversario del Manifesto del Partito Comunista di K. Marx e F. Engels, con Nota editoriale di Ennio Antonini, Introduzione di Pietro Scavo, Articolo storico La Rivoluzione d’Ottobre e il Pcd’I(m-l) di Fosco Dinucci, Relazioni di Aldo Bernardini e Mario Geymonat. Interventi di Raffaele De Grada (Presidente Centro Lenin Gramsci), Nina A. Andreeva (Segretario generale del Partito comunista pansovietico bolscevico), Nexhmije Hoxha (già Presidente dell’Istituto marxista-leninista d’Albania).
  5. 1997. Giuseppe Alberganti, Una vita per i lavoratori e il comunismo, con scritti editi ed inediti di G. Alberganti, con Nota editoriale di Maurizio Nocera, Interventi di Carlo Ghezzi, Antonio Panzeri, Giovanna Capelli, Raffaele De Grada, Massimo Bianchi, Angelo Cassinera, Alfonso Gianni. Testimonianze di F. Andreucci, MLS, L. Cafiero, G. Soave, G. Cervetti, Fosco Dinucci (Ricordo storico).
  6. 2001. Pietro Scavo, Imperialismo – Revisionismo – Socialismo, con scritti di Antonini, Cassinera, Scavo, Per il comunismo; Nexhmije Hoxha, Cari amici e cari figli; Raffaele De Grada, Ricordando Pietro Scavo; Maurizio Nocera, Il compagno Pietro scavo non c’è più; Redazione di «Nuova Unità», Si è spento anche Pietro Scavo; A. Di Pinto e F. Schettini, La morte di un comunista.
  7. 2002. Angelo Cassinera, Fedeltà alla Resistenza, al comunismo, al marxismo-leninismo. Con Nota editoriale di Ada Donno; Interventi di L. Callegari, R. De Grada, L. Manzi, G. Piovano, C. Ferrario, G. Amata, T. Casali, T. Montagna, L. Cafiero, U. Scagni, F. Soliano, G. Villani, M. Nocera, T. Tussi, D. Fioravanti, A. Catalfamo, A. Gracci, F. Borgognoni, E. Vigbna, G. M. Santini, I. Voltolini, E. Antonini, G. Invernizzi, E. Achilli, R. Stafforini, G. Lazagna, L. Meriggi.

Infine un’ultima annotazione, sempre di mano di Ennio Antonini. Riguarda l’attuale Centro Gramsci di Educazione, le sue finalità:

 

            «Il Centro Gramsci di Educazione è un’Associazione culturale, prevalentemente impegnato a diffondere ed approfondire il pensiero e l’opera di Antonio Gramsci. Le attività culturali del centro vengono pubblicate sulla sua rivista “Gramsci”, che ospita anche contributi di collaboratori esterni, nell’ambito del più vivo dibattito delle idee. Il Centro organizza dibattiti, seminari e convegni sul pensiero e l’opera dei militanti progressisti del nostro tempo. Alle attività e alle iniziative del Centro viene sollecitata la partecipazione di personalità e settori vitali del vasto fronte delle forze progressiste della società contemporanea. Punti permanenti di riferimento delle attività del centro sono le Università, le Scuole, gli Enti Locali e le forze sociali e politiche democratiche della società italiana».

Il pensiero marxista-leninista e politico di Ennio Antonini è di enorme importanza per la comprensione di quanto sta accadendo oggi nel mondo, soprattutto in un momento in cui l’umanità si trova a vivere un’infausta esperienza di pandemia che sta travolgendo tutto. Studiare gli scritti e acquisire la pratica politica del compagno Ennio Antonini significa avere tra le mani uno strumento in più per meglio interpretare la fase che stiamo vivendo e combattere adeguatamente l’imperialismo statunitense e il capitalismo di cui è biecamente infarcito.

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