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SOLO  UNA  GRANDE  MOBILITAZIONE   DEL  POPOLO EUROPEO PUÒ FERMARE  L’OLOCAUSTO  NUCLEARE di Piero De Sanctis

Nel tracciare un succinto bilancio politico degli ultimi decenni del XX secolo, il 20 febbraio del 2000, la rivista GRAMSCI scriveva: «Il secolo si è chiuso su uno scenario a dir poco inquietante. La sostanza di questo scenario è la guerra. Una guerra che per cinquant’anni si era riusciti a tener fuori dai confini europei e che negli anni novanta, del secolo appena trascorso, ha fatto il suo ingresso nel vecchio continente, portata dalla Nato». Dopo la caduta del muro di Berlino dell’ ’89 e lo scioglimento del Patto di Varsavia, avvenuto nel 1991, che dovevano costituire, secondo la vulgata propagandistica americana, il preludio ad un mondo di pace e di prosperità, in realtà non era che l’inizio dell’estensione del dominio americano sul mondo. Estensione che, per quanto riguarda l’Europa, è partita ventitre anni fa  con l’immissione nella Nato di ventinove stati europei e con la probabile attuale inclusione dell’Ucraina, nel tentativo di accerchiamento e di aggressione della Russia.

«La guerra è stata causata – afferma, in una recentissima intervista del 1 febbraio, al Fatto Quotidiano Jeffrey Sachs, direttore del Centro per lo sviluppo sostenibile  presso la Columbia University – in ultima analisi dall’insistenza degli Stati Uniti per l’allargamento della Nato all’Ucraina e dall’intervento segreto degli Stati Uniti per rovesciare il presidente ucraino Viktor Yanukovich  nel 2014….Il grande fallimento dell’Occidente  è costituito dalla sua riluttanza a impegnarsi in negoziati con la Russia per porre fine alla guerra. L’invio di più carri armati non porrà fine alla guerra, ma aumenterà sicuramente la distruzione…L’obiettivo geopolitico degli Stati Uniti è quello di essere il Paese più potente. È un’idea fantasiosa, basata sull’errata visione che gli Usa dovrebbero davvero “guidare” il mondo. Ma non abbiamo bisogno di un paese per guidare il mondo. Abbiamo bisogno invece della cooperazione tra le nazioni ai sensi della Carta delle Nazioni Unite». Per quanto riguarda il resto del mondo, oltre l’Europa, occorre ricordare che gli Stati Uniti mantengono il loro dominio attraverso 800 basi militari disseminate in ogni angolo della Terra, che sono state e sono veri e propri focolai dei più sanguinosi colpi di stato militari  fascisti.

È già iniziata, secondo le dichiarazioni dell’Amministrazione per la sicurezza nucleare nazionale (NNSA) degli Stati Uniti, la produzione su larga scala della nuova bomba nucleare B61-12, che verrà installata  in Italia e negli altri paesi europei aderenti alla Nato. Non viene sganciata in verticale, ma a distanza dall’obiettivo su cui si dirige guidata da un sistema satellitare. Può penetrare ne sottosuolo, esplodendo in profondità e «decapitando» il paese nemico con first strike nucleare.

Che la Nato sia il braccio armato del governo Usa e della difesa degli interessi economici del colosso militare-industriale americano, il quale ha accumulato montagne di profitti con la produzione e vendita delle armi, è sotto gli occhi di tutti. L’attuale guerra predatoria di Washington in Europa e nel mondo, portata avanti sotto il manto della difesa della democrazia, ha già bruciato, e continua a bruciare, nella fornace della guerra risorse materiali inimmaginabili, trasformando l’Europa, patria della democrazia e di grande civiltà, in umile ancella prona ai voleri dei vari governi americani, i quali altro interesse non hanno se non quello di ridurla in un cumulo di macerie e di miseria.

Si pone, dunque, per i popoli oppressi dalla rapina del neocolonialismo americano il problema della lotta per  una politica di indipendenza nazionale che è sempre un momento della lotta in difesa della democrazia, delle Costituzioni antifasciste europee, dei diritti dei lavoratori e delle masse popolari. Una lotta alla quale si assocerà la classe operaia americana per l’inasprirsi del conflitto di classe. Questi ideali, che furono propri della classe operaia europea, in lotta contro l’imperialismo nazifascista della seconda guerra mondiale, ora sembrano appannati, mentre risorgono con nuovo vigore in Asia  e nell’America Latina; vale a dire in quella parte del mondo dove risiede ¾ della popolazione mondiale. « Nessuna forza al mondo – dice Lenin – sarà capace  d’impedire la sua vittoria, che libererà sia i popoli dell’Europa che i popoli dell’Asia».

Ma l’attuale guerra ha, nel contempo, svelato tutto il marciume  che si nasconde dietro l’accumulazione di tanta ricchezza nelle mani dei capitalisti: spogliazione delle colonie ridotte in schiavitù, sanguinariamente attuata; concentrazione e delocalizzazione delle imprese e milioni di disoccupati che vanno ad ingrossare le file dei proletari che assumono proporzioni di massa durante le crisi periodiche e scuotono la società capitalistica. Enorme ricchezza ad un polo, miseria estrema dall’altro. Le linee di produzione delle armi delle grandi industrie belliche americane e tedesche producono carri armati Leopard e Abrams,  cacciai F-16, missili Patriot, e pur lavorando notte e giorno, non riescono a soddisfare le richieste del neonazista Zelensky, mentre i guerrafondai vedono il moltiplicarsi del valore delle loro azioni in borsa e, non si curano, dell’enorme bolla speculativa pronta ad esplodere. Bolla speculativa molto simile a quella del 2007 che vide il crollo di Wall Street e della più grande banca d’affari degli Stati Uniti.

Non potendo uscire dalla sua insanabile contraddizione, tra la produzione sociale della ricchezza e la sua appropriazione privata, il sistema di produzione capitalistico ha in sé, inoltre,  come legge inesorabile, la caduta tendenziale del saggio di profitto, per contrastare la quale i capitalisti cercano di allargare il più possibile la produzione delle armi e l’estensione di questa guerra fino al Medio Oriente e la Cina.

Come  il Novecento ha rappresentato la fondazione del primo stato socialista e ha visto il crepuscolo del colonialismo e la lotta di liberazione di interi popoli dallo sfruttamento angloamericano, così il Ventesimo secolo  vedrà il tramonto definitivo dell’imperialismo americano e del suo dominio sul mondo.

Teramo  04/02/2023

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