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NEXHMIJE HOXHA: UNA COMBATTENTE ANTINAZIFASCISTA ED UNA COMUNISTA di Maurizio Nocera

NEXHMIJE HOXHA (Bitola-Macedonia, 7 febbraio 1921 – Tirana, 26 febbraio 2020) non è più tra noi. Il vuoto che Ella lascia è immenso. Tutti gli antinazifascisti, i comunisti, la classe operaia, i lavoratori e i popoli di ogni angolo del pianeta sono oggi orfani di una delle più grandi combattenti per la libertà dei popoli, per la democrazia proletaria concreta, per lo sviluppo equo e solidale dell’umanità.

Nexhmije fu sempre una comunista da quando, nel 1941, decise di entrare a far parte delle formazioni del costituendo Partito comunista d’Albania, divenuto poi Partito del Lavoro. La sua correttezza di vita, la sua abnegazione nel dare tutto ciò che possedeva alla causa della classe operaia e del comunismo, il suo rigore morale fanno di Lei una delle figure più importanti nel panorama politico mondiale del Novecento. Accanto al suo compagno EnverHoxha, accanto ai partigiani antinazifascisti albanesi, Nexhmije ha combattuto con le armi in pugno i nemici della sua patria durante tutta la guerra di Liberazione nazionale, non perdendo mai di vista quello che era il valore umano di ogni vita dentro la tragicità della guerra.

Quando, negli ’30, Lei, ancora adolescente, decise di combattere i fascisti italiani, lo fece con tutto l’entusiasmo tipico di ogni giovane manifestando, laddove fu possibile, l’odio di classe non contro il popolo italiano ma contro quei militi con la camicia nera e contro i gerarchi del suo stesso paese, primo fra tutti quel fantoccio di Zogu, “re” pagliaccio al servizio di Mussolini e di Ciano. E quando poi giunse l’8 settembre 1943 e fu firmato l’armistizio fra l’Italia e gli Alleati anglo-sovietici, Nexhmije cominciò a combattere non contro i soldati italiani in quanto tali, ma contro quelle truppe nazifasciste italo-tedesche che occupavano ancora il suolo della sua patria. Anzi, c’è di più perché, dopo l’indicazione del comandante in capo di tutte le formazioni partigiane albanesi, EnverHoxha, di combattere per liberare l’Albania dagli occupanti nazifascisti, le stesse formazioni partigiane dovevano fare attenzione a distinguere tra il semplice soldato italiano dal truce guerriero italiota assetato di sangue. Fu così che Nexhmije cominciò a combattere la guerra di Liberazione aiutando, anche Lei, quei soldati italiani, ormai sbandati e nella confusione più totale, a riunirsi in formazioni partigiani autonome per dare così un contributo concreto alla causa della Liberazione del suolo d’Albania. Quindi, anche per suo merito, non pochi soldati italiani scelsero di entrare nella Resistenza e di combattere accanto ai partigiani albanesi. È da questo primo momento d’intesa tra quei soldati italiani e i partigiani albanesi che si costituì il leggendario Battaglione “Antonio Gramsci” sotto la guida di Terzilio Cardinali (martire della ferocia nazista in terra d’Albania) che, nell’intera storia della Resistenza europea, è indicato come la più bella esperienza di fratellanza e sorellanza nella lotta di Liberazione. Come si sa, alla fine della guerra antinazifascista albanese (novembre 1944), la Divisione “Antonio Gramsci” (da semplice battaglione di qualche decina di soldati era diventato un’intera Divisione) fu l’unica formazione militare combattentistica europea a ritornare in Italia con quelle stesse armi con le quali aveva combattuto nella Resistenza. Ed anche questo fu merito in primo luogo del comandante in capo dell’Esercito di Liberazione Nazionale Albanese EnverHoxha, di chi gli stava al fianco (NexhimijeHoxha) e di tutti gli altri combattenti albanesi antinazifascisti.

Ma NexhmijeHoxha è stata soprattutto una comunista, ideologicamente ancorata alla teoria del marxismo-leninismo, operando nella difesa dei principi elaborati da Marx, Engels, Lenin, Stalin. Lei però non interpretò tali principi come un dogma sterile e inappropriato alla realtà concreta ma, sotto le direttive del teorico marxista-leninista albanese EnverHoxha, li applicò alla realtà del suo paese, dirigendo per decenni l’Istituto marxista-leninista d’Albania.

Nexhmije per decenni fu anche deputata al Parlamento non in quanto moglie di EnverHoxha, ma per meriti suoi personali, tant’è che, quando Enver morì (1985), il popolo albanese la elesse a presidente del Fronte nazionale d’Albania, un fronte che raccoglieva tutte le formazioni politiche e sociali della società socialista. Ella rimase tale fino al fatidico marzo 1991, quando un gruppetto di traditori della patria, sotto il diretto comando della Cia statunitense e di altri attori internazionali (leggi i satrapi governanti europei di quel momento), mise in atto il colpo di stato abbattendo nel sangue lo stato socialista. Furono momenti drammatici per la famiglia Hoxha. I traditori albanesi (leggi fascisti, nazisti e zoghisti di vecchio stampo ma anche neo-nazifascisti di nuova generazione), sotto la guida del satrapo Sali Berisha, fecero di tutto per ammazzare Nexhmije e l’intera sua famiglia. La storia racconta che la combattente per la libertà dei popoli, la combattente per la democrazia proletaria concreta, la combattente per lo sviluppo equo e solidale dell’umanità, la combattente della classe operaia, la combattente per la causa dei lavoratori di ogni parte del mondo, la combattente per gli ideali del marxismo-leninismo, la combattente per il socialismo e il comunismo, NexhmijeHoxha, non avendo paura di quella che poteva essere la fine della sua persona, si presentò davanti ai traditori nazifascisti dicendo di prendersela solo con Lei e di lasciare da parte la sua famiglia, soprattutto i suoi piccoli nipoti incolpevoli di qualsiasi cosa.

È stato un oltraggio alla storia dell’umanità, un oltraggio alla storia di qualsiasi versante e di qualsiasi latitudine e longitudine planetaria, avere messo sotto accusa e avere processato (gennaio 1993) la partigiana comunista NexhmijeHoxha per delle ridicole spese (acquisto di qualche caffè) fatte per una sua vecchia amica di infanzia, Teresa di Calcutta, da Lei ospitata a Tirana.

È stato un oltraggio a tutte le storie dei popoli del pianeta, in primo luogo i popoli europei, avere comminato alla partigiana comunista NexhmijeHoxha nove anni di prigione (più di sei scontati in diversi carceri albanesi); sentenza stupida e iniqua comminati proprio a Lei che tanto aveva contribuito alla Liberazione della stessa Europa dall’orrendo dominio nazifascista. Oggi quei “magistrati” nazifascisti inventati là per là, che gli comminarono la sentenza, sono derisi e sberleffati su molte pagine di libri non solo albanesi. Su di loro, e non solo su di loro, perché colpevoli di tanto oltraggio sono stati anche il governo degli Stati Uniti d’America, lo Stato più imperialista nel mondo, e con esso tutti i satrapi governanti europei che in quel momento si diedero da fare per oltraggiare questa coraggiosa donna di cui la Storia dell’umanità saprà come ricompensarla.

IlirHoxha ha scritto di sentirsi «fiero del nome e dell’opera di [sua] madre, che ha dedicato la vita alla liberazione del paese e alla ricostruzione di una nuova Albania».

In questo triste momento per la famiglia Hoxha, per il popolo albanese e per i popoli che in Lei hanno visto una sorgente d’ispirazione per la loro libertà dalle dominazioni antidemocratiche, noi antinazifascisti e comunisti italiani siamo fieri di averla conosciuta e di esserci sentiti suoi virtuali figli nella lotta per libertà e la democrazia proletaria dei popoli di ogni continente.

ONORE E GLORIA A NEXHMIJE HOXHA

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