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“UN ANNO E MEZZO DI DOMINAZIONE FASCISTA”

Alcuni passaggi del libro scritto da Giacomo Matteotti 

“Il governo fascista giustifica la conquista armata del potere politico, l’uso della violenza e il rischio di una guerra civile, con la necessità urgente di ripristinare l’autorità della legge e dello Stato, e di restaurare l’economia e la finanza salvandole dall’estrema rovina.

I numeri, i fatti e i documenti raccolti in queste pagine dimostrano invece che mai tanto, come nell’anno fascista, l’arbitrio si è sostituito alla legge, lo Stato asservito alla fazione, e divisa la Nazione in due ordini, dominatori e sudditi. L’economia e la finanza italiana nel loro complesso hanno continuato quel miglioramento e quella lenta ricostruzione delle devastazioni della guerra, che erano già cominciati ed avviati negli anni precedenti; ma ad opera delle energie sane del paese, non per gli eccessi o le stravaganze della dominazione fascista; alla quale una sola cosa è certamente dovuta: che i profitti della speculazione e del capitalismo sono aumentati di tanto, di quanto sono diminuiti i compensi e le più piccole risorse della classe lavoratrice e dei ceti intermedi, che hanno perduta insieme ogni libertà ed ogni dignità di cittadini” .

(Giacomo Matteotti)

PROFITTI E SALARI

“Il corso in Borsa dei titoli industriali è migliorato. Secondo l’indice Bachi dal minimo di 56.45 nel mese di aprile 1922 si passa a 67.47 a settembre 1922, sempre nel vecchio regime. Col nuovo regime fascista, si passa da 70,16 di ottobre 1922 a 72,93 di gennaio 1923, a 76,62 di luglio 1923, a 80,49 di agosto 1923.

Il consolidato italiano nel 1922 realizzava i seguenti progressi:

gennaio 75,09

settembre 81,8

Nel 1923 : gennaio 84,4

settembre 88,3

ottobre 89,2

I salari degli operai invece sono largamente diminuiti. Le industrie metallurgiche e meccaniche, la media dei salari era

nel 1921 = lire 25 al giorno circa

nel 1923 = lire 19 al giorno circa

cioè una diminuzione superiore al 20%

Nelle industrie tessili, edili, chimiche, la riduzione è anche valutata dal 10 al 20% ; nei piccoli centri discende persino al 30% .

Nell’agricoltura la media delle riduzioni portate dai patti imposti dai fasci e dagli agrari, in confronto dei patti confederali prima liberamente contratti, si aggira intorno al 10-15% per quanto riguarda i salari, ma discende oltre il 20% per la caduta o la restrizione delle garanzie di occupazione, la mutata considerazione del lavoro straordinario, effettivo, ecc.

Anche secondo i dati raccolti dalla Cassa Nazionale infortuni, i salari medi giornalieri sono diminuiti da 18,74 nel 1921 a 17,05 nel 1923, cioè quasi del 10%.

Anzi nei più importanti centri operai la diminuzione è maggiore:

Torino da 18,97 a 16,54

Milano da 17,80 a 16,17

Genova da 22,80 a 20,28

Bologna da 19 a 16,56

cioè parliamo del quasi 13% .

Se dunque gli indici della economia nazionale dimostrano che continua la lenta e faticosa ricostruzione, dopo le devastazioni della guerra;

se gli indici del profitto capitalistico sono in aumento;se gli indici del caro-vita sono anche in leggero aumento;e se soltanto i salari sono in decisa diminuzione, la conclusione è che l’attuale regime fascista non ha portato alcun miglioramento nel complesso nazionale dell’economia, ma ha innovato soltanto in questo: che la ricostruzione economica si continua a compiere ma a spesa esclusiva delle classi lavoratrici ed inferiori”.

LE MISURE GOVERNATIVE IN MATERIA DI LAVORO

ORGANIZZAZIONI OPERAIE: in molte zone d’Italia, specialmente rurali, le organizzazioni operaie non soggette al fascismo, non hanno possibilità di esistere. (…) Di fronte alle rimostranze degli organizzatori della CGL il capo del Governo ha ripetutamente fatto intendere che “la libertà delle organizzazioni dipende dall’atteggiamento dei loro dirigenti” (comunicato ufficiale del 19 novembre 1923) cioè che avrebbero dovuto sconfessare la loro fede politica .

ORGANIZZAZIONI CAPITALISTICHE: l’ufficiosa Agenzia Volta comunica: “Si riconosce (dal governo fascista) che la maggioranza delle forze industriali italiane è raccolta nella Confederazione dell’Industria e si dichiara di non volere portare scissioni o diminuzioni nell’efficienza tecnica . Le relazioni tra il presidente e il segretario della Confederazione Industriale padronale e il capo del Governo on. Mussolini sono più che cordiali” (17 novembre 1922).

CORPORAZIONI FASCISTE: per amore o per forza i lavoratori DEVONO iscriversi alle Corporazioni fasciste. Nelle zone rurali chi non è iscritto , non è ammesso al lavoro, è boicottato (v. Circolare dal sindacato fascista Molini Piacenza; circolare Sindac. scuole medie sub. ; dichiarazione secretata sind. poles.  ecc.) . Le corporazioni sono organizzate su basi antidemocratiche, non ci sono elezioni di dirigenti, sono emanazioni e dipendenze dei Fasci politici (…). I prefetti sono al servizio delle organizzazioni padronali e operaie gradite al governo.

DIRITTO DI SCIOPERO: Le organizzazioni libere non hanno di fatto diritto di sciopero. Quando nel luglio 1923 l’organizzazione libera dei muratori di Roma proclamò lo sciopero, la polizia e la milizia fascista sono intervenute arrestando 250 operai, e fatti partire da Roma oltre 130. Invece gli iscritti alle Corporazioni fasciste in teoria possono scioperare ma lo sciopero non è da essi deliberato, ma ordinato dai dirigenti fascisti (es. il 22 marzo nel cantiere navale di Monfalcone, o il 2 aprile nel cotonificio di Spoleto, il 25 luglio nelle fornaci di Alba) . Non solo, hanno compiuto anche invasioni di terre che erano tanto rimproverate ai…bolscevichi. Le motivazioni sono le “inadempienze contrattuali”. Le sanzionate inadempienze però significano il rifiuto di aderire o dare sovvenzioni al fascismo! *

COOPERATIVE: le cooperative non fasciste sono state distrutte, incendiate, o costrette ad accettare l’intervento fascista.  I prefetti e le autorità sono intervenuti dappertutto per sciogliere le cooperative non fasciste.

PRIMO MAGGIO FESTA DEL LAVORO ABOLITA: con decreto 19 aprile 1923 n.933 il governo Fascista ha dichiarato soppressa la festa del 1 maggio . La polizia e la milizia fascista sono state incaricate di perseguitare tutti gli operai che festeggiassero il 1 maggio, di costringere i datori di lavoro a licenziarli.

ORARIO DEL LAVORO: davanti al Parlamento era da tempo un disegno legge per 8 ore di lavoro, prodotto di una lunga e diligente elaborazione del Consiglio Superiore del Lavoro e accettato da tutte le rappresentanze operaie e padronali. In seguito a protesta del deputato Turati il Governo fascista si impegnò a risolvere la questione, ma emanò invece il R. Decreto 15 marzo 1923 n.692, coi relativi regolamenti, che costituiscono di fatto la negazione delle otto ore. Infatti sono soppresse le garanzie , l’intervento delle masse interessate, della magistratura paritetica, ecc.  Sono esclusi dalla legge il lavoro a bordo delle navi, i lavori degli istituti religiosi, i salariati fissi dell’agricoltura. E’ sancito come normale l’aumento di due ore di lavoro ulteriori. E’ stabilita per le ore straordinarie una retribuzione riducibile fino al 10%, in luogo di quella del 25% che era stata ottenuta già, o superata, da tutti i concordati di lavoro italiani, e sancita dalla convenzione di Washington. Sono ammessi compensi conglobamenti ed eccezioni che annullano di fatto le otto ore in agricoltura e in parecchie industrie. E’ escluso l’intervento d’ufficio dell’Ispettorato del Lavoro, e ridotte le sanzioni punitive a limiti irrisori. In parecchi casi, gli imprenditori hanno preso occasione dal Decreto, per proporre il peggioramento dei patti, già prima esistenti, sia per diminuire la retribuzione del lavoro straordinario, sia per computare, nell’ordinario, periodi e specie di lavori prima maggiormente retribuiti.

ASSICURAZIONI SOCIALI:

a) DISOCCUPAZIONE E COLLOCAMENTO – Soppresso l’ufficio nazionale e relativi organi periferici. Quasi tutte le Casse professionali sono affidate a un Commissario governativo. I lavoratori devono pagare i contributi ma non possono amministrare i loro denari. Soppressi tutti gli uffici di collocamento di classe.

b) INFORTUNI AGRICOLI– Esclusi dall’indennità i lavoratori oltre i 65 anni e sotto i 12 anni, mentre nessuna disposizione legislativa proibisce il lavoro prima e dopo queste età (…).

c) MALATTIE- Malgrado il Consiglio dei Ministri il 16 novembre 1922 abbia fatto delle promesse in merito all’assicurazione malattie ,nessuna effettiva ulteriore proposta è venuta a dare corso alla promessa.

d) ASSICURAZIONE INVALIDITA’ E VECCHIAIA E DISOCCUPAZIONE– In molte zone gli Agrari hanno sospesi i loro contributi. La Cassazione ha ritenuti non validi i decreti che impongono i contributi, sino a che non siano convertiti in legge; e quindi dappertutto è stato sospeso il contributo padronale.

ISPETTORATO DEL LAVORO: non funziona. E’ ridotto a n.26 funzionari per tutta l’Italia ; quindi tutte le leggi protettive del lavoro, delle donne, dei fanciulli ecc. , sono rimaste senza l’unica garanzia che poteva valere dopo la distruzione delle organizzazioni operaie.

I CONSIGLI DELLA CASSA MALATI, CONSIGLI DELLE CASSE PROFESSIONALI  DI DISOCCUPAZIONE, GIUNTE DELLA DISOCCUPAZIONE E DEL COLLOCAMENTO, COMMISSIONI ARBITRALI E AGRICOLE, sono stati sciolti, e sostituiti da Commissari Governativi.  Il CONSIGLIO SUPERIORE E COMITATO PERMANENTE DEL LAVORO (che costituivano i nuclei della nuova legislazione del lavoro) sono stati anch’essi soppressi con R. Decreto 6 settembre 1923.

MINISTERO DEL LAVORO: soppresso con Regio Decreto 27 aprile 1923 n. 915.

LICENZIAMENTI AD ARBITRIO: con una serie di decreti lo Stato ha dato l’esempio dei licenziamenti dei lavoratori senza alcuna garanzia di selezione, di procedura, di accertamento, di contestazione e di giudizio per gli impiegati statali; per dipendenti di aziende tranviarie e ferrovie secondarie; per dipendenti Enti Locali. Tutti questi decreti escludono il ricorso al Consiglio di Stato per “violazione di legge”, che è norma comune di tutti i ricorsi amministrativi. Non lo esclude, sembra, il decreto per i secondari ma, in cambio, il ricorso è rimesso al giudizio arbitrario e definitivo del Ministro dei LL. PP. , ed è imposto un termine di 10 giorni per la presentazione al Ministero stesso, che nella maggior parte dei casi la rende impossibile. Nell’officina carte-valori di Torino si è modificato il regolamento interno, per imporre il licenziamento immediato, punitivo e senza alcun compenso per i motivi novissimi di “notorio sovversivismo, anticostituzionalità o antipatriottismo” !! Lo stesso è accaduto nelle manifatture tabacchi, dove , a quanto sopracitato, è stato anche aggiunto il motivo di “immoralità” per le donne.

*  Il giornale fascista “Ora” pubblica il seguente comunicato: “ Alcuni proprietari ci hanno offerto somme che, in proporzione al capitale che il fascismo ha loro salvato , stanno come un milionesimo a cento. Per tale ragione, visto e considerato che col precedente sistema di raccolta non abbiamo ottenuto nulla, avverto tutti i proprietari della Provincia di Pesaro e Urbino che li tasserò proporzionalmente al capitale e in forma tale da sistemare definitivamente la situazione finanziaria del fascismo della nostra provincia. “ L’Ora, giornale fascista di Pesaro (23 settembre)

LE VIOLENZE
Solo alcuni dei fatti accaduti tra il 1922 ed il 1923 (settembre aprile):

“Nel mese di settembre fu decretato dal Fascio e dagli agrari il boicottaggio alla mano d’opera della organizzazione libera di Molinella. Notisi che la grande maggioranza dei datori di lavoro erano vincolati con regolare contratto di lavoro ancora vigente singolarmente firmato presso l’ufficio di collocamento delle stesse organizzazioni. I contratti furono così infranti e da quel giorno fu impedito a chiunque di assumere operai al lavoro. Anche nei lavori governativi della Bonifica Renana, pur non avendosi un boicottaggio dichiarato, il lavoro è sempre stato consegnato a intervalli con un ostruzionismo continuo, con lunghe sospensioni che avvenivano proprio nei momenti in cui l’offensiva dei proprietari e degli agrari si sferrava più violenta contro i lavoratori organizzati. Mentre il boicottaggio era ed è dichiarato e applicato ai lavoratori locali, mentre nell’estate scorsa migliaia di donne e uomini erano completamente disoccupati, operai ferraresi, veneti e delle zone limitrofe del bolognese venivano importati a Molinella nonostante costassero molto di più.

12 Settembre 1922: Fu incendiata dai fascisti la casa nel capoluogo delle organizzazioni operaie e contadine, dove aveva sede il Comitato Comunale e gli Uffici di Collocamento Comunali dei braccianti, muratori, metallurgici. Tutto andò distrutto.

29 Ottobre 1922: Furono invase dai fascisti le nuove sedi delle organizzazioni e degli Uffici e insieme i locali della Cooperativa agricola, delle macchine agricole, Biblioteca popolare e Azienda fornaci. Fu asportato via tutto: tavoli, macchine da scrivere , sedie. Lo stesso giorno l’Ufficio di Collocamento di Marmorta fu invaso dai fascisti, che bruciarono carte e registri. Il segretario del Fascio, con un camion, andò a caricare e portarsi via tutto. Nel mese di Aprile 1923 vi fu messa la sede del sindacato corporativo fascista, dove c’è tuttora. Il 29 ottobre 1922 anche l’Ufficio di collocamento di S.Pietro Capofiume fu assaltato dai fascisti che asportarono tutto e vi condussero dentro l’agrario Carlotti Giuseppe come inquilino.

Sempre il 29 ottobre i fascisti assaltano l’Ufficio di Collocamento di S.Martino in Argine, i quali consegnarono il locale al proprietario che lo affittava, ingiungendogli di non consegnarlo mai più alle organizzazioni operaie.

30 Ottobre 1922: Una squadra di fascisti armati occupa la Sede dell’Ufficio di Collocamento di Selva, e annesso spaccio di vino e Coop. Le chiavi furono consegnate dagli stessi fascisti , dopo averle avute con la violenza, all’oste Selleri Pietro. Da quel momento tutto è stato asportato e le chiavi del locale sono ancora nelle mani del sunnominato oste fascista.

31 Ottobre 1922: il segretario del Comitato Comunale Fabbri Paolo, i membri Bentivoglio, Toschi e Schiassi furono costretti ad allontanarsi dal paese il 28 ottobre. Questi ultimi due furono ritrovati dove si erano rifugiati e sequestrati dai fascisti il 31 ottobre. Portati alle proprie abitazioni, furono diffidati di abbandonare il paese entro 48 ore. Il bando vige tutt’ora come prova la sottoprodotta lettera scritta dal Commissario Prefettizio comunale in risposta alla richiesta di un certificato di buona condotta per Toschi e Schiassi, loro necessario per procurarsi un lavoro presso uno stabilimento industriale.

In seguito alle sopranotate violente occupazioni delle organizzazioni operaie e cooperative di Molinella, interviene il prefetto di Bologna, non a restituirle ai legittimi proprietari, ma a sanzionarli e legittimare l’appropriazione indebita con vari decreti attuativi”.

San Vito Chietino: è trascinato a viva forza dalla sua abitazione alla sede del Fascio il socialista Pagliaccio Antonio ed è ferocemente bastonato. La moglie e i bambini rimangono terrorizzati.

Galatina (Lecce): i fascisti incendiano la Camera del Lavoro.

Alpignano (Torino) : i fascisti incendiano l’Alleanza Cooperativa di S.Giglio, la Casa del Popolo, la Camera del Lavoro, le abitazioni del sindaco e del vicesindaco. Tutta la popolazione fugge dal paese. Una vecchia rimasta è colpita da rivoltella. E’ incendiata la casa dell’ex deputato socialista Bellagarda, e invasa la Casa del Popolo di Collegno.

Noale: in una spedizione punitiva i fascisti incendiano la casa dei Famengo, popolari, abbattono il bestiame, uccidono Natale Famengo e lo gettano sul letamaio della casa; feriscono Angelo, Aurelio, Antonio e Gioacchino Famengo, Toson Silvio e Bellotta Angelo; feriscono a revolverate il parroco Don Giovanni Giacomelli.

Pacentro (L’Aquila) : i fascisti assalgono l’abitato di Battaglini Alberto, terrorizzando la povera famiglia e minacciando crudeli rappresaglie. Altre famiglie sono assalite, sono distribuite bastonate ed olio di ricino.

Vaiano (Firenze) : i fascisti occupano la locale Cooperativa di consumo, con illegale sequestro e dispersione di generi alimentari.

Varese: i fascisti invadono la Camera del Lavoro dando alle fiamme carte e documenti e devastando il mobilio. Nello stesso giorno la stessa sorte tocca alla Camera del Lavoro di Luino, che viene costretta a cessare il funzionamento.

Varese: i fascisti si presentano all’abitazione del segretario del sindacato dei tessili di Ferrera, Piccinelli Giuseppe, ingiungendogli di consegnar loro documenti, registri e l’importo delle quote di iscrizione per una somma di lire 500.

San Prospero (Imola) : i fascisti bastonano e prendono a revolverate il socialista Gaddoni Giuseppe di anni 60, che rimane ucciso. Era padre di 7 figli.

Cecina (Pisa) : E’ ucciso a colpi di rivoltella il comunista Benedetti.

Iglesias: i fratelli Fois sono uccisi per opera di fascisti rimasti ignoti. Nessun arresto, nessuna indagine.

Paganica (L’Aquila) : cento fascisti provenienti da L’Aquila e Sulmona invadono e mettono a soqquadro le abitazioni di Rossi Giuseppe, Cocciolone Antonio, Di Pasquale Giuseppe, Tennina Vincenzo, Rotellini Angelo e di altri, e ne scaraventano il mobilio dalle finestre. Nello stesso giorno è fatto ingerire olio di ricino a oltre 20 contadini per spaventarli e costringere loro ed altri ad uscire dal sindacato ed iscriversi nella corporazione fascista.

Imola: il contadino Casalea Giuseppe, uscendo dalla Cooperativa in frazione S.Prospero, è assalito da due fascisti, i quali dopo averlo bastonato, gli sparano contro due colpi di rivoltella freddandolo.

San Vito Chietino: la maestra elementare Marziotti Ada è inseguita a fischi e presa a sassate dai fascisti, solo perché è simpatizzante socialista

L’Aquila: dalla Marsica è dato il bando al maestro Giovanni Durante.

Scarcola Marsicana (AQ) : L’amministrazione comunale è costretta a dimettersi per imposizione dei fascisti. Individui mascherati penetrano nell’abitazione dell’avvocato Pompei e in quella della sua fidanzata allo scopo di sequestrarli. Il falegname AlbiseLuccitelli e la moglie sono bastonati.

L’Aquila: sono arrestati i socialisti unitari riuniti in casa del deputato Lopardi.

Penne (PE) : il commissario del Comune toglie i locali alla sezione Repubblicana e vi installa i “Balilla”.

Tollo (CH) : è invasa dai fascisti la casa del socialista Zaramerla Carlo, e alla presenza dei carabinieri, sono distribuite varie dosi di olio di ricino.

Casalanguida (CH) : fascisti violano il domicilio del socialista Curti e di Falconi Nicola. Il giovane D’Annunzio Giovanni è bandito dal paese.

Canosa Sannita (CH): una banda fascista alla presenza del maresciallo dei carabinieri invade la casa del socialista De Pellis Nicola per costringerlo alla purga. La moglie si frappone violentemente.

Sulmona (AQ) : La cooperativa di consumo dei ferrovieri è presa in possesso violentemente dai fascisti. La sede dei Repubblicani è assaltata e incendiata . I socialisti De Gregoriis, Martellini, Lepore sono costretti a trangugiare olio di ricino e bastonati a sangue. Al Martellini è tagliato un baffo in segno di sfregio.

Pratola Peligna (AQ) : Devastazione della casa del parroco. Nella notte violazioni di domicili e imposizione di olio di ricino ai socialisti. Sono bruciate copie del “Mondo” e di altri giornali.

Montorio al Vomano (TE) : Di Lorenzo, ex carabiniere, è arrestato e bastonato in caserma. A più riprese avvengono violazioni di domicilio e somministrazioni d’olio, tra gli altri al prete don Donati, a Clemente e all’Avvocato Di Girolamo Francesco, repubblicano, la cui casa è in campagna è invasadi notte col pretesto che i contadini ivi raccolti a sfogliare il grano cantano inni proletari.

Teramo: i fascisti inviano a tutti i consiglieri provinciali una lettera intimando loro di dimettersi: le dimissioni sono date.

L’Aquila: i fascisti fracassano la bottega di un barbiere e la chiudono con la scritta “Chiuso per lutto.”

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Tratto da: “Un anno e mezzo di dominazione fascista” di Giacomo Matteotti. Volume curato da Stefano Caretti, Casa Editrice Pisa University Press.

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