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L  O  T  T  A     P  E  R     L  A     P  A  C  E

UNITÀ DI TUTTE LE FORZE OPERAIE E POPOLARI, LAICHE E CATTOLICHE PER LA PACE

LA DEMOCRAZIA E IL SOCIALISMO

Mai, come in questi ultimi mesi, i popoli del mondo, in particolare i popoli europei, si trovano ad un passo dal baratro dell’olocausto nucleare, peraltro già vissuto, nell’agosto del 1945, dal popolo giapponese con i bombardamenti americani, senza preavviso, sulle popolazioni civili delle città di Hiroshima e Nagasaki. Mai, come in questi giorni, i rapporti internazionali si sono pericolosamente fortemente acuiti. Di nuovo pende sul mondo la spaventosa minaccia di una conflagrazione generale. All’alternativa: pace o guerra infinita, sono legati tutti i problemi dei popoli dell’Europa e del mondo intero.

Ha perfettamente ragione il missionario Alex Zanotelli quando, in occasione della Marcia della Pace di Perugia-Assisi dello scorso 24 aprile, ha affermato che in questa guerra tra Stati Uniti e Russia non ci sono vincitori. C’è solo – ha aggiunto il missionario – la vittoria del colosso militare-industriale americano che ha accumulato montagne di profitti con la vendita delle armi. Gli Stati Uniti investono nel campo militare, quanto l’Europa, la Gran Bretagna, la Cina e la Russia messe insieme. Le spese militare Usa ammontano a 814 miliardi di dollari l’anno, contro i 61 miliardi di dollari annui della Russia. Inoltre, gli Stati Uniti, mantengono 800 basi militari all’estero come presidio del loro dominio mondiale.

Non è superfluo ricordare che, per raggiungere e mantenere tale dominio, gli Usa hanno ideato, sponsorizzato e sostenuto colpi di Stato militari in Cile, Brasile, Indonesia, Filippine; organizzato attacchi e invasioni da parte di gruppi terroristici come in Guatemala, Nicaragua, Cuba; stretto alleanze e accordi economici con le élite civili e quadri militari locali, al fine di soffocare nel sangue i movimenti democratici di liberazione nazionale. Fra il 1950 e il 1970, con l’intervento determinante di Washington, si è assistito, in America Latina, all’abbattimento di molti governi democraticamente eletti e all’insediamento di giunte fasciste, sanguinarie, terroristiche e dedite alla tortura, sotto la copertura dell’esistenza di una minaccia comunista e sovietica.

Da un documento politico del National Security Council del 1954, si evince chiaramente quali sono «Gli obiettivi politici e le scelte operative Usa nei confronti dell’America Latina, dove la tendenza a instaurare regimi nazionalisti appellandosi alle masse» sono presentate come una sfida e una minaccia agli interessi Usa». Dopo il 1960, in più di diciotto Paesi latinoamericani ci sono stati dei golpe militari funzionali sia alle esigenze del capitalismo nordamericano, che a quelle del nuovo ordine fascista. Di questi paesi l’Occidente si è totalmente e volutamente disinteressato. Inoltre, come è ormai evidente, agli Stati, diretti e controllati dalla Nato, come il nostro, è stato imposta una politica di riarmo per un nuovo conflitto armato.

Un rigoroso silenzio della  stampa “libera” occidentale fu osservato, e viene tuttora ignorato, sul ruolo svolto dalla politica di accerchiamento e strangolamento economico messo in atto da Washington  sull’embargo alla Cina subito dopo l’avvento al potere dei comunisti e, nel momento in cui il governo cinese lottava, da una parte contro l’esercito di Chiang Kai-shek, sostenuto dagli americani, rifugiatosi presso l’isola cinese di Formosa e, dall’altra, contro le gravi e devastanti inondazioni che colpirono  più di 40 milioni di cinesi.

Gli obiettivi dell’embargo del 1949, voluto dall’Amministrazione Truman, emersero con chiarezza dalle stesse parole dei suoi dirigenti: far sì che la Cina «subisca la piaga di un generale tenore di vita attorno o al di sotto del livello di sussistenza, provocare arretratezza economica, ritardo culturale, disordini popolari, infliggere un costo economico pesante e assai prolungato all’intera struttura sociale e creare uno stato di caos». (dal libro: Economic Cold War. America’s Embargo against China and the Sino-Soviet Alliance, University Press, Stanford). Sono una tecnica e un concetto che vengono ripetuti in modo ossessivo dopo Truman, da tutti i successivi governi americani e da tutti gli illustri politologi statunitensi, fino ai nostri giorni. Persino il politologo Edward Luttwak, sulla rivista Limes, ha dichiarato: «Con una metafora si potrebbe affermare che il blocco delle importazioni cinesi è l’arma nucleare che l’America tiene puntata sulla Cina».

«Come in passato gli Stati Uniti sono stati i più zelanti artefici della violenza controrivoluzionaria – scrive Noam Chomshy nel suo grande saggio del 2005 -,così oggi sono i principali responsabili del terrore e della violenza nel Nuovo Ordine Mondiale, per la cui instaurazione hanno fatto largo uso e con risultati devastanti della loro micidiale potenza di fuoco contro città e infrastrutture ». (Baldini Castoldi Dalai: La Washington Connection e il Fascismo nel Terzo Mondo). La Nato, tra il 1997-2000, ha incluso nell’Alleanza Atlantica la Polonia, la Cecoslovacchia e l’Ungheria formando una prima linea di espansione verso est. Tra il 2002- 2004, su proposta britannica, vengono incluse altre sette nazioni: l’Estonia, la Lettonia, la Lituania, la Slovenia, la Slovacchia e la Romania, completando l’accerchiamento della Russia a nord e a sud-est. Nel 2006 entrano l’Albania e la Croazia, e successivamente, tra il 2015-2018 entrano il Montenegro e la Macedonia del nord. In definitiva, con otto allargamenti successivi, trenta stati della Nato sono attualmente schierati sulle frontiere occidentali della Russia.

La lotta per la pace può vincere nella misura in cui riusciremmo a far vivere nella realtà l’insegnamento di Karl Marx: «La classe operaia possiede un elemento di successo, il numero. Ma i numeri pesano sulla bilancia solo quando sono uniti dall’organizzazione e guidati dalla conoscenza».

Come ieri, gli operai europei hanno avuto una parte di primo piano nella battaglia per liberarci dalla tirannia nazifascista, nella lotta per la liberazione e la democrazia, così oggi, per battere i piani di guerra della Nato che minaccia l’Europa intera, occorre rivolgerci agli operai di tutte le tendenze, ai partiti della sinistra, ai cattolici, ai laici, agli intellettuali democratici, alle organizzazioni sindacali e alle diverse organizzazioni di base, affinché si creino una forte unità e una nuova coscienza in difesa della pace e per lo sviluppo sociale. La classe operaia deve trovare i suoi alleati – dice Gramsci- nelle popolazioni delle regioni arretrate, anche se esse non sono popolazioni di proletari, ma di contadini, di piccoli e medi borghesi, di intellettuali che soffrono per la struttura economica che grava sopra di loro.

Ma se consideriamo con maggiore attenzione lo sviluppo della situazione mondiale di questi ultimi cinquant’anni ciò che maggiormente ci colpisce, è un notevole avanzamento di forze reali a favore di quei popoli, di quei gruppi sociali, di quegli Stati che sono animati da uno spirito democratico, pacifico e di rinnovamento sociale. Non possiamo non vedere come la stragrande maggioranza della popolazione mondiale, a partire dalla Cina, dall’India, dal Brasile, dal Venezuela, ecc., costituisca il più grande e potente baluardo contro la guerra e in difesa della pace. A questo fronte dei popoli per la pace, organizzato e potente, si vanno unendo i vari movimenti per la pace che spontaneamente crescono e si sviluppano all’interno degli stessi paesi capitalistici. Contro questo grande indistruttibile muro, sul quale è scritto a grandi lettere PACE UGUAGLIANZA DEMOCRAZIA SOCIALISMO, s’infrangerà ogni tentativo di portare il mondo verso l’olocausto nucleare.

Teramo 24-10-2022

La Redazione

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