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EGEMONIA OPERAIA DEMOCRATICA di Ennio Antonini e Maurizio Ceccio*

Lavoro e Nazioni insieme governano l’Europa della pace e dello sviluppo umano e offrono la stessa via costituzionale al grande monopolismo del Complesso militare industriale trumpista.

In Europa occidentale attorno al mille fioriscono il  lavoro e i Comuni.
Alla fatica servile, subentra il lavoro autonomo e salariato.
Nel XII secolo, a Firenze abbiamo le prime lotte politiche contro il Feudalesimo da parte dei lanaiuoli e dei loro dipendenti, i Ciompi cantati da Dante tra feltro e feltro[1].
Lo sviluppo impetuoso delle comunicazioni e dei commerci, principalmente nelle valli dell’Arno e della Schelda, aumenta enormemente la quantità e la qualità del lavoro delle antiche botteghe artigiane.
Il lavoro unifica pratica e teoria e leva gli uomini alla lotta di egemonia identitaria unitaria organica alla conoscenza collettiva, educazione pluralista,  direzione collegiale e alla trasformazione della realtà.
Il lavoro sociale produce autocoscienza[2], pensiero plurale, cultura collettiva e società complessa.
La classe operaia della produzione, della ricerca e dello studio è principio di coscienza sociale, di conoscenza collettiva, di educazione pluralista e di trasformazione della realtà[3].
La rivoluzione industriale dissolve il mondo antico e apre l’era moderna.
Originati da questo mutamento quantitativo e qualitativo nei rapporti tra gli uomini e tra essi e la natura, in Europa occidentale i momenti fondamentali del processo storico organico sono: la prima rivoluzione scientifica del secolo XVII; la Rivoluzione inglese del 1649; la Rivoluzione francese del 1789; il sorgere del monopolismo carbonifero del 1857; la Comune di Parigi del 1871; la crisi del monopolismo del 1907 e lo scatenamento conseguente della Prima guerra mondiale 1914-’18, ad opera dei contrasti globali per la nuova spartizione del mondo tra le maggiori dinastie finanziarie monopoliste Ior-Rockfeller-Rotschild; la sconfitta delle rivoluzioni socialiste occidentali in Germania, in Austria, in Baviera, in Ucraina, in Ungheria, schiacciate, una dopo l’altra, dalla reazione nazifascista del monopolismo del 1918-’20; distruzione della Repubblica socialdemocratica di Weimar del 1918 e finanziamento della presa del potere del fascismo mussoliniano nel 1922 e del nazismo hitleriano nel 1933 attuati dall’ormai nato complesso militare industriale; la più devastante crisi del monopolismo del 1929 e lo scatenamento conseguente della Seconda guerra mondiale 1939-’45, causati dai contrasti intermonopolisti globali Ior-Rockfeller-Rotschild e dal loro comune disegno di distruggere il socialismo sovietico; la vittoria operaia e democratica sul nazifascismo del 1943-’45; Piano Marshall del 1947 e rottura dei fronti resistenziali europei tra le forze comuniste, popolari e socialiste imposti dal Complesso militare industriale monopolista.
Circa la formazione della Repubblica socialdemocratica di Weimar, riflesso in Europa occidentale della Rivoluzione d’Ottobre, ricordiamo la critica severa di Lenin verso il settarismo del giovane Partito comunista tedesco per aver rifiutato di partecipare al suo governo, lasciandola in balia della reazione monopolista.
I maggiori esponenti del grande capitale finanziario monopolista europeo, Krupp, Roschiltd, Tyssen e qualche miliardario fuoriuscto russo, già intesi per formare il Complesso militare industriale, prima corrompono i dirigenti più opportunisti di Weimar e poi scatenano una qualunquista, populista e antipolitica campagna scandalista per distruggere la giovane Repubblica e finanziare i loro scherani nazifascisti.
Nel 1844-48, Marx ed Engels fondano il materialismo storico e il Partito comunista[4].
Nel 1905, nelle maggiori città industriali russe, sorgono i Consigli, espressione della sovranità dell’egemonia, organizzata e cosciente, della conoscenza e della trasformazione della classe operaia.
Nel 1917-37, Gramsci approfondisce la politica leninista di Egemonia del proletariato sull’essenza dello Stato socialista e sull’unità un po’ più intima del Partito comunista[5].
Un partito, cioè, non a direzione maggioritaria, ma intimamente unito sugli interessi rivoluzionari del proletariato.
Difatti, durante la prima metà del XX secolo, le lotte armate rivoluzionarie d’avanguardia della classe operaia, dei contadini e dei soldati aprono le vie della trasformazione socialista delle società continentali; oggi le lotte democratiche di massa della classe operaia, del proletariato, dei contadini, dei soldati, delle istituzioni repubblicane e della borghesia antimonopolista estendono l’edificazione del socialismo secondo le caratteristiche dei diversi continenti.
Del resto, già la vittoria del 1945 della Resistenza Europea e dell’Alleanza antifascista, capeggiata dall’Urss come libera unione di nazioni libere, esprimono la politica di egemonia della struttura della cultura della classe operaia, formata da forti associazioni, consigli, istituzioni democratiche, partiti e sindacati diffusi tra le nazioni e i popoli antifascisti europei.
Nel 1947 la Costituzione antifascista sancisce L’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro.
Nel 1950, Robert Schumann ministro degli Esteri francese del Partito democratico popolare, propone la formazione  della Ceca, Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio, tra le Nazioni democratiche di Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Olanda.
Essa rappresenta un avvenimento positivo da parte delle nazioni democratiche europee, appena uscite dal fuoco della seconda guerra mondiale, con l’intento comune di superare i conflitti nazionalistici, di garantire uno sviluppo e una pace durevole e di contribuire al miglioramento del tenore di vita e delle condizioni di lavoro degli stati membri.
Un processo che nel suo sviluppo non è stato doverosamente compreso e orientato dai comunisti e dal campo socialista, subendo così l’influenza restauratrice del capitale finanziario, come si evince dalle modifiche apportate dai successivi trattati, dalla pratica estinzione della Ceca e dalla sua definitiva sussunzione alla Ue filomonopolista di Maastricht.
Il movimento comunista internazionale e il campo del socialismo divisi e trincerati sulla difensiva economicista dalla forza restauratrice del Complesso militare industriale monopolista, non hanno svolto la loro funzione dirigente  rivoluzionaria.
La lotta della classe operaia francese del Maggio ‘68 con l’occupazione di un mese e mezzo di tutte le grandi industrie e dei Consigli di fabbrica dell’autunno caldo italiano del ‘69, con la legge del ‘70 sullo Statuto dei Lavoratori, è la prima risposta politica alla restaurazione imposta dal Complesso militare industriale monopolista a Hiroshima e Nagasaki.
Difatti questo crimine disumano non è direttamente addebitabile al governo Usa, ma al Complesso militare industriale.
L’abusiva occupazione della Casa Bianca da parte del miliardario Trump e le affermazioni del Generale Dwight David Eisenhower[6], comandante supremo dell’alleanza antifascista durante la Seconda guerra mondiale e presidente degli Usa dal 1953 al 1961, indicano, senza ombra di dubbio alcuna, nel Complesso militare industriale nucleare il nemico principale di tutte le classi, di tutti i popoli, di tutte le nazioni e di tutti i governi antifascisti amanti della pace.
L’Egemonia unitaria del 1994 del Cge approfondisce la cultura operaia e democratica del continente europeo.
Nel 1997 il Coordinamento continentale dei Consigli di fabbrica del gruppo automobilistico statale Renault lotta in Belgio, Francia, Portogallo, Spagna e Slovenia per difendere la proprietà pubblica e l’occupazione di tutti gli stabilimenti presenti in Europa.
In Norvegia, nel maggio 2000, il Coordinamento dei Consigli di fabbrica organizza una settimana di sciopero generale contro i ricchi, con il coinvolgimento di tutte le Istituzioni del paese e di grandi fabbriche estere come la Volkswagen.
Nel 2004 la lotta del Coordinamento sindacale comunista della Fiat Sata di Melfi in ventuno giorni sconfigge il monopolista e segna la fine del quarto governo Berlusconi.
Nel 2010, il monopolista Fiat attua tre licenziamenti antisindacali del Complesso apicale Sata e restaura il potere assoluto nella fabbrica composta da circa 7200 dipendenti diretti e nelle 23 imprese dell’indotto con altri 6000 dipendenti indiretti.
A Taranto, il Consiglio di fabbrica dell’Ilva lotta per difendere il lavoro, la salute, l’ambiente e la legalità di una intera Regione, coinvolgendo le popolazioni e tutte le Istituzioni locali, regionali e nazionali.
In Europa, negli ultimi decenni, sia pure con incertezze e contraddizioni, vivono diverse e svariate esperienze unitarie istituzionali nazionali, regionali e locali tra le forze politiche resistenziali antifasciste comuniste, popolari e socialiste.
Nel Comune di Berlino governano forze politiche popoplari, socialiste, verdi e comuniste della Die Linke.
In Portogallo governano personalità e forze politiche di centro, di sinistra, socialiste, verdi e comuniste.
Attualmente esse in Francia, Germania, Grecia, Italia, Portogallo e nella stessa Romania, denunciano la deriva nazionalista guerrafondaia di Trump, per costruire un’ Europa più unita e più libera.
I partiti comunisti della classe operaia e le forze politiche rivoluzionarie, lottando strettamente uniti contro il Complesso militare industriale e per la trasformazione socialista dell’Europa, devono superare tendenze nazionaliste, opportuniste, settarie e trotzkiste: secondo l’insegnamento di Lenin l’Armata rossa nel 1917 serve a vincere la reazione zarista e monopolista. Per edificare il socialismo e per sciogliere i contrasti sociali del capitalismo non occorre la rivoluzione permanente, concezione idealista divisiva, militarista e settaria di Lev Trotzki, estranea alla dialettica del processo storico.
In tal senso, significative sono le esperienze unitarie del partito del lavoro belga (PTB), del partito comunista belga (PCB), del partito comunista del Canton Ticino (PC), del partito comunista di Germania, del partito comunista dei Paesi Bassi e il partito comunista del Lussemburgo[7].
Il Partito popolare europeo presenta un assetto organizzato continentale più omogeneo, in quanto esprime gli interessi politico economici della piccola, media e grande borghesia produttiva, più concretamente colpiti dalla crisi del monopolismo finanziario guerrafondaio.
I partiti comunisti, le forze politiche rivoluzionarie e il partito socialista europeo denunciano maggiori incertezze e difficoltà continentali, tipiche dell’elemento intellettualistico, che storicamente li influenza.
Tuttavia, sia pure tra incertezze e contraddizioni, le suddette forze politiche europee esprimono gli interessi culturali e politici della borghesia produttiva antifascista, della classe operaia rivoluzionaria e del proletariato riformista.
I movimenti e i partiti più astratti, come M5S e Lega, privi di ogni forte riferimento continentale di classe, sorti per impulsi eccessivamente elettorali, succubi del potere mediatico filo monopolista e delle sue pulsioni plebiscitarie dell’uomo solo al comando, facilmente sospinti sulla china del qualunquista  e della sovversione reazionaria.
Per quanto riguarda il Partito Democratico, le sue radici sono certamente costituzionali e resistenziali, ma esso sorge sulla spinta di una illusione fusionista di natura eccessivamente elettorale e dirigistica.
Di regola, le forze politiche delle classi più fondamentali della società costruiscono alleanze più che fusioni. Queste ultime, quando anche fossero ritenute utili tatticamente, vanno sempre costruite con la massima e cosciente partecipazione  delle classi di riferimento.
Nessuna sorpresa, quindi, se settori vivi di questi e simili movimenti e partiti dovessero tornare alle normali militanze di classe, alleati nel comune Fronte democratico antifascista antiterrorista dellalottaperlapace: nella Dc-Ppe dei popolari della borghesia antimonopolista, nel Psi-Pse dei socialisti del proletariato riformista e nel Pci-Leu-Pcd’E dei comunisti della classe operaia europea. Del resto, questo è il senso profondo delle convergenze parallele della Dc di Aldo Moro e del compromesso storico del Pci di Enrico Berlinguer.
Movimenti e partiti da recuperare alle forze politiche di massa popolari, rivoluzionarie e riformiste della lotta continentale antimonopolista antifascista, isolando gli elementi più astratti e solisti che contribuiscono a rompere e rottamare il sistema di alleanze della classe operaia.
La cultura operaia e democratica approfondisce lo sviluppo di forti partiti continentali popolari della borghesia produttiva, rivoluzionari della classe operaia e socialisti del proletariato riformista per la comune trasformazione socialista dell’Europa, nel sincero confronto della Politica di egemonia.
L’intellettuale collettivo organico di tutte le classi attive lotta, educa e dirige, insieme potano il monopolismo e riducono le diseguaglianze sociali lungo l’epoca della trasformazione socialista verso la società universale delle donne e degli uomini concretamente eguali e, quindi, finalmente liberi.
L’insieme di queste esperienze e l’attualità dello scontro di classe, dove le influenze più nazionaliste e localiste creano confusione e frenano lo sviluppo della nuova società continentale, ci ricordano l’insegnamento di Gramsci: Oggi, secondo noi, gli organizzatori della classe operaia devono essere gli operai stessi.
Il lavoro appassionato e creativo, le sue conoscenze e le sue trasformazioni generano la coscienza collettiva della società: il grande cuore dei Consigli della classe operaia procrea i valori più limpidi, senza i piccoli risentimenti del pensiero breve (Dante: …fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza).
Le grandi forze politiche delle fondamentali classi antifasciste e antimonopoliste in Europa lottano insieme per un concreto e unitario programma di trasformazione culturale, politica e sociale volto a ridurre le diseguaglianze: tassare monopolismo e speculazione finanziaria; detassare il lavoro autonomo e dipendente; ridurre la giornata lavorativa per più tempo alla cultura; raddoppiare retribuzioni e profitti produttivi; piano del lavoro europeo[8].
La formazione e il controllo, operaio e democratico, di gruppi continentali unici in settori strategici come acciaio, auto, difesa, comunicazioni e trasporti, sottratti ai monopolisti, uniscono e dirigono la lotta per la trasformazione socialista della complessa, evoluta e plurale civiltà europea.
Il presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella, nella sua Lectio magisteralis svolta all’Università Fudan di Shangai, afferma: … La visita che, su invito del Presidente Xi, sto compiendo, mi sta ponendo a contatto con gli innumerevoli ed affascinanti volti di un Paese che – attraverso i millenni – ha costituito e continua oggi a rappresentare una delle architravi della cultura e della civiltà mondiali.
…Cina e Italia, Estremo Oriente e Unione Europea possono, insieme, scrivere una nuova pagina di storia, nel momento in cui Est e Ovest, Nord e Sud, contrapposizioni del passato, hanno lasciato il posto ad un mondo multipolare nel quale la capacità di costruire aggregazioni fa la differenza.
…È di questa “connettività” che abbiamo bisogno, nella consapevolezza – suffragata dall’evidenza storica dell’originaria “via della seta” – che siano le persone il valore più grande, in un flusso di inculturazione reciproca e mutualmente benefica, che può rendere le relazioni fra i nostri Paesi – e i nostri Continenti – sempre più stabili.
…Cina ed Europa devono sapersi cercare vicendevolmente molto più di quanto non sia già avvenuto, per rapporti economici, commerciali e finanziari sempre più intensi.
Le diverse sensibilità che si riscontrano fanno parte di una dialettica inevitabile, che deve tuttavia preludere costantemente al raggiungimento di soluzioni politiche equilibrate e lungimiranti, basate sul reciproco rispetto.
Il periodo che stiamo vivendo, con le sue innegabili turbolenze, è anche un periodo di grandi opportunità, che Cina ed Europa, operando in favore della pace e della stabilità degli equilibri internazionali, ben al di là dei rispettivi confini, possono senz’altro cogliere.
Lo stabile approdo collegiale raggiunto dai gruppi dirigenti delle organizzazioni della classe operaia cinese, per impulso del compagno Xi Jiping, esprime con maturità la politica di Egemonia del socialismo sul partito e sullo stato continentale della Repubblica popolare cinese.
Gli Stati continente socialisti, indipendenti e unitari, ciascuno dei quali con caratteristiche culturali, politiche, sociali e storiche continentali, come la Rpc e la nuova Europa, confluiscono lungo l’epoca della transizione socialista, operaia e democratica.
I gruppi dirigenti del partito e dello stato devono esprimere con coraggio gli interessi del popolo rimanendo probi e sapendo rinunciare agli interessi particolari per quelli generali: il popolo lotta per arricchire il lavoro, la cultura e la vita, i comunisti sono primi nei doveri, ultimi nei diritti.
Lo sviluppo della politica di Egemonia del socialismo della Repubblica popolare cinese presieduta da Xi Jinping e i recenti incontri avuti con suoi eminenti dirigenti e delegazioni, auspicano più approfonditi scambi di esperienze culturali, istituzionali e politiche per sostenere la trasformazione socialista operaia e democratica dell’Europa.
Il Centro Gramsci di Educazione e il Partito comunista cinese diffondono questa raccolta organica degli scritti di Antonio Gramsci, titolata L’EGEMONIA DEL SOCIALISMO Governa la Cina difende la Pace sviluppa l’Europa.
In considerazione degli arsenali atomici e degli impianti nucleari civili presenti sulla terra, oggi difendere la pace significa difendere l’esistenza dell’umanità.
In Corea, il Complesso militare industriale trumpista deve cessare immediatamente le provocazioni nucleari.
Il Governo del popolo esprime il processo storico dello sviluppo umano dei continenti contro il supersfruttamento imperialista del monopolismo che causa bibliche migrazioni[9].
La Cultura dei Continenti ordisce la diffusa trama del socialismo nel tessuto democratico dei popoli e difende la pace.
In Europa occidentale la cultura collettiva strutturale del lavoro della classe operaia e dei suoi alleati sono il creativo approfondimento delle associazioni scientifiche; la funzione storica dirigente unitaria dei consigli apicali; la realizzazione comunitaria delle Costituzioni, delle Istituzioni e dei Governi antifascisti; la stretta unità delle componenti nazionali dei e tra i Partiti comunisti, popolari e socialisti continentali; il coordinamento delle azioni rivendicative antimonopoliste nazionali e continentali dei Sindacati confederali.
I loro intellettuali organici esprimono e fioriscono i diversi e multiformi campi sovrastrutturali della scienza, della filosofia, delle arti, della letteratura ed altri nel vasto e profondo confronto della Politica di egemonia.
Il partito comunista è l’intellettuale collettivo cosciente e organizzato della avanguardia della classe operaia… che deve continuare a essere l’organo di educazione comunista…che armonizza e conduce alla meta… dire la verità, arrivare insieme alla verità è azione comunista e rivoluzionaria[10].
L’Egemonia del socialismo, sempre più vasta e profonda, difende la pace e lo sviluppo, sostiene la lotta dei popoli contro lo scandalismo e il terrorismo confinando il monopolismo del Complesso militare industriale nucleare nel FarwestBrexit dei suoi paradisi fiscali: al nemico che fugge ponti d’oro.
Uno scandalismo ed un terrorismo utilizzati dal Complesso militare industriale nucleare per distruggere le nazioni progressiste e socialiste, per colpire le libertà democratiche ed imporre nuovi regimi nazifascisti, per fomentare guerre civili in ogni continente e realizzare l’autarchia globale monarco-finanziaria: L’Etat c’est moi.
Un processo reazionario iniziato con la distruzione della Repubblica di Weimar, oggi mirante a balcanizzare e soffocare le classi, i popoli e le nazioni di tutta Europa, dell’Africa, dell’Asia, dell’America Latina e del Medio Oriente, principalmente in nazioni come Siria, Spagna e Venezuela.
La crisi del grande capitale finanziario monopolista, ormai decrepito, come auspica Lenin, distrugge le forze produttive materiali ed umane, ieri nei campi nazisti come Auschwitz, oggi in nazioni lager come Turchia e Libia dove milioni di migranti vengono schiavizzati e stritolati.
Contro la restaurazione e rottamazione del monopolismo e dei sui lacchè, la Cultura operaia e democratica difende e migliora le conquiste del socialismo e dello Stato sociale, quali sono le pensioni retributive e i vitalizi[11].
In Europa occidentale, il processo storico della Cultura di egemonia realizza lo Stato operaio, senza ministeri e composto dalla proprietà collettiva dei Consigli dei Complessi apicali, della produzione, della ricerca e dello studio strappati ai monopolisti e dai governi parlamentari nazionali espressi dalla salda alleanza tra il proletariato, i contadini, la piccola, media e grande borghesia antimonopolista antifascista: un solo Stato consiliare di Nazioni libere.
Lo Stato del passaggio epocale al socialismo, per costruire il quale occorre la più intima unità di tutte le classi produttive contro il morente monopolismo del Complesso militare industriale nucleare.
Nel 1864 Marx ed Engels fondano la Prima Internazionale per approfondire il materialismo storico; nel 1889 Engels fonda la seconda internazionale per diffondere il materialismo storico e il socialismo scientifico; nel 1919 Lenin fonda la terza internazionale per difendere il sorgere del socialismo nell’URSS come libera unione di nazioni libere.
La larga diffusione internazionale delle lotte e delle conquiste del Movimento operaio e democratico, l’impetuoso sviluppo della ricerca scientifica e filosofica, il creativo fiorire di massa delle lettere e delle arti, approfondiscono il materialismo storico organico e la sua coscienza tra le grandi masse popolari spingendo sulla difensiva le antiche concezioni clerico-superstiziose del monopolismo finanziario e dei suoi lacchè.
In questa più vasta e profonda coscienza sociale internazionale di massa, i comunisti possono finalmente realizzare l’unione e l’alleanza dei partiti democratici di tutti i paesi.
Per strappare ai monopolisti la proprietà privata dei Complessi apicali della produzione, della ricerca e dello studio, principalmente nelle gravi e confuse realtà della Carinzia, della Catalogna, della Sassonia e del Veneto, dove il monopolismo finanziario influenza e fomenta le forze di massa più retrive, occorre ruolo storico dell’unità della lotta dei consigli, educato dalle loro organizzazioni d’avanguardia come associazioni culturali, partiti continentali e sindacati confederali.
Una funzione educatrice particolarmente delicata spetta alle associazioni culturali, impegnate a criticare e svelare le correnti più opportuniste e divisive di destra, di sinistra e loro mescolanze gattopardesche, finanziate e fomentate dal monopolismo.
In Europa, l’insieme di questi approfondimenti e di queste lotte diverse, con il coinvolgimento attivo delle masse popolari e delle Istituzioni, certifica di fatto l’esistenza, come dice Lenin, del ruolo storico d’avanguardia dell’unità dei Consigli dei complessi apicali, dell’unità dei loro partiti comunisti, popolari e socialisti e dell’unità della loro Internazionale operaia e democratica[12].
Il socialismo è il capitalismo dei Consigli potato del monopolismo.
Nella prossima assemblea il Centro Gramsci di educazione approfondisce il proprio programma culturale, rinnova gli organismi e istituisce due commissioni operative per la pubblicazione delle opere complete di Antonio Gramsci e di un libro sulla trasformazione socialista dell’Europa come USE unione socialista europea di consigli e nazioni educati dalla egemonia internazionale operaia democratica dei partiti comunisti popolari e socialisti: il lavoro, i comuni e la rivoluzione industriale dissolvono il mondo antico e aprono l’era moderna; la rivoluzione scientifica, il materialismo storico e la Rivoluzione d’Ottobre dei consigli  degli operai, dei contadini e dei soldati disfanno lo zarismo, respingono le aggressioni delle potenze monopoliste e aprono l’epoca del socialismo; l’egemonia organica dei Consigli e delle Nazioni sviluppa con fermezza le forze di tutte le classi produttive, mobilita con saggezza le grandi energie democratiche, istituzionali e di massa di  tutte le Nazioni, contro la corruzione, la criminalità, il fascismo e il terrorismo, isola il Complesso militare industriale, difende la pace, elimina le atomiche, sconfigge definitivamente il monopolismo e edifica la transizione socialista continentale verso la società regolata degli uomini liberi ed eguali.
Nazioni e Consigli esprimono L’Egemonia del socialismo dei nuovi continenti.
In Italia, il Cge apprezza lo sforzo congressuale del Pci, sostiene il Fronte democratico europeo dei partiti resistenziali comunisti, popolari e socialisti e lotta per un governo antimonopolista antifascista, presieduto da una personalità politica unitaria organica agli interessi fondamentali del mondo del lavoro, della pace e dello sviluppo popolare europeo.
Nel 1844 Carl Marx scrive: …Con questa formazione sociale si chiude quindi la preistoria della società umana.
In Europa, i mille anni del sistema mondiale del capitalismo occidentale, edificati dal lavoro produttivo della borghesia e del proletariato, aprono l’era moderna e sfociano nel soffocante dominio del monopolismo privato.
Il sorgere del socialismo nell’Ottobre del 1917, le lotte rivoluzionarie dei popoli oppressi e le conquiste operaie e democratiche nelle nazioni occidentali infrangono il dominio assoluto dei monopolisti.
A questo punto, le maggiori famiglie mondiali proprietarie del grande capitale finanziario capeggiate da Ior-Rochefeller-Roschtild, costituiscono l’organico e segreto Complesso militare industriale, denunciato dal Presidente Usa Eisenhower nel 1953-1961.
I maggiori misfatti del Monopolismo e del suo Complesso militare industriale sono: la fomentazione di due guerre mondiali e della guerra fredda, la distruzione corruttrice della Repubblica di Weimar, il criminale sostegno dei regimi nazifascisti  di Mussolini e Hitler, il disumano genocidio atomico di Hiroshima e Nagasaki, sostegno dei regimi fascisti e militaristi in ogni continente, i criminali assassini politici di J.F. Kennedy-Aldo Moro-Olaf Palme,  la distruzione dell’Urss e dei restanti paesi socialisti europei.  

Conclusioni

Fronte democratico europeo comunista, popolare e socialista, contro il Complesso militare industriale trumpista, il neofascismo e il terrorismo.
Il lavoro sociale, le sue conoscenze pratiche e le sue trasformazioni teoriche generano la coscienza collettiva della società.
Il lavoro, la conoscenza, la trasformazione e la coscienza collettiva educano la concezione di egemonia del materialismo storico.
L’egemonia del socialismo lungo l’epoca continentale della transizione, approfondisce la lotta di classe identitaria unitaria contro il monopolismo fino a sciogliere del tutto i contrasti del capitalismo, verso la società regolata comunista internazionale[13].
Il vecchio muore e il nuovo non può nascere: la decadenza del grande capitale finanziario, padrone del Complesso militare industriale nucleare minaccia la pace, impedisce lo sviluppo del processo storico e la definitiva affermazione della democrazia e del socialismo.
Il re è nudo: la subdola occupazione della Casa Bianca di Trump disvela la restaurazione monopolista cominciata a Weimar e proseguita con il genocidio atomico di Hiroshima e Nagasaki.
I Consigli Continentali Sovrani, le associazioni culturali, i partiti politici, i sindacati confederali, i popoli, le istituzioni democratiche, le nazioni e i governi antifascisti amanti della pace, coordinano crescenti mobilitazioni  con uso di massa di internet e impediscono al Complesso militare industriale di proseguire il suo terroristico e antistorico disegno di dominio e di guerra.
La lottacontrolaguerra, la produzione e il controllo delle armi  sono compiti fondamentali della classe operaia e anima portante della più vasta mobilitazione  di massa della lottaperlapace.
In Europa occidentale, la lotta istituzionale, volta ad ottenere localmente e centralmente governi antifascisti, è parte integrante della lotta rivoluzionaria di classe e di massa per il socialismo, sostenuta dalla  Repubblica popolare cinese, dai Brics e dalle restanti nazioni democratiche e socialiste.
Una lunga e complessa epoca storica, dove tutte le energie sociali più organizzate e coscienti, si cercano e si uniscono,  isolano e disciolgono le metastasi corruttrici, criminali, divisive, illegali, fasciste, militariste, populiste, qualunquiste, razziste, terroriste e il monopolismo procreatore: una lotta, istituzionale e di massa, condotta dai Consigli e dalle nazioni educati e guidati dai partiti comunisti, popolari e socialisti.
Il socialismo scientifico: il nuovo nasce dalla concezione di egemonia del processo storico, organico e cosciente, con i Consigli Continentali Sovrani e la partecipazione democratica nazionale.
Una lunga e complessa epoca di transizione, fondata sulla concezione di egemonia del processo storico diretto dai Consigli Continentali Sovrani e dalla partecipazione di massa nazionale.
Carl Marx e Friederich Engels, maestri della classe operaia e fondatori del materialismo storico, per la lunga epoca della transizione, concepiscono il socialismo scientifico, dove la democrazia istituzionale nazionale legata al mondo del lavoro favorisce la partecipazione  di massa continentale al più organico e cosciente governo del popolo: oggi esso vive, con caratteristiche tendenzialmente continentali, nella società armoniosa della Repubblica popolare cinese.
In Europa occidentale, attorno al mille, il lavoro e i comuni dissolvono il mondo antico; attorno al duemila, i Consigli e le Nazioni dissolvono il monopolismo e il capitalismo con questa formazione sociale si chiude quindi la preistoria della società umana[14].
Il socialismo, vale a dire l’epoca finale del capitalismo e della preistoria della società umana, prefigurata da Carlo Marx e da Frederich Engels, assume le caratteristiche di ciascun continente e comincia in Russia nel 1917 diretta  dai Consigli degli operai, dei contadini e dei soldati educati dal Partito comunista bolscevico di Lenin (Posdr Minsk 1898), arriva a Pechino nel 1949 educata dal Partito comunista cinese di Mao Tsetung e prosegue, in Europa, diretta dai Consigli continentali sovrani e dalle Nazioni antifasciste educati dai Partiti comunisti, popolari e socialisti uniti dal patrimonio politico e morale di Antonio Gramsci, fondato su l’egemonia del proletariato.

Proletari di tutti i paesi unitevi! Per unire.

 
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 NOTE

* Con la collaborazione dei compagni Lia Amato, Francesco Antonini, Giovanni Barozzino, Andrea Cardillicchio, Carlo Cardillicchio, Piero De Sanctis, Ada Donno, Milena Fiore, Erman Dovis, Antonio Macera, Luigi Marino, Maurizio Nocera, Antonio Placido, Danilo Sarra, Giuseppe Sgobbio, Bruno Tonolo.

[1] Engels, Prefazione all’edizione italiana del 1893, Il Manifesto del Partito Comunista: La prima nazione capitalista è stata l’Italia. Il chiudersi del medioevo feudale, l’aprirsi dell’èra capitalista moderna sono contrassegnati da una figura colossale; è quella di un italiano, il Dante, al tempo stesso l’ultimo poeta del medioevo e il primo poeta moderno. Oggidì, come nel 1300, una nuova èra storica si affaccia. L’Italia ci darà essa il nuovo Dante, che segni l’ora della nascita di questa nuova èra proletaria?

[2] Antonio Gramsci, Socialismo e cultura, Il Grido del Popolo, 29 gennaio 1916: La cultura è una cosa ben diversa. È organizzazione, disciplina del proprio io interiore, è presa di possesso della propria personalità, è conquista di coscienza superiore, per la quale si riesce a comprendere il proprio valore storico, la propria funzione nella vita, i propri diritti e i propri doveri. Ma tutto ciò non può avvenire per evoluzione spontanea, per azioni e reazioni indipendenti dalla propria volontà, come avviene nella natura vegetale e animale in cui ogni singolo si seleziona e specifica i propri organi inconsciamente, per legge fatale delle cose. L’uomo è soprattutto spirito, cioè creazione storica, e non natura. Non si spiegherebbe altrimenti il perché, essendo sempre esistiti sfruttati e sfruttatori, creatori di ricchezza e consumatori egoistici di essa, non si sia ancora realizzato il socialismo. Gli è che solo a grado a grado, a strato a strato, l’umanità ha acquistato coscienza del proprio valore e si è conquistato il diritto di vivere indipendentemente dagli schemi e dai diritti di minoranze storicamente affermatesi prima.

[3] Antonio Gramsci, Quaderno 11 § 12: ..L’uomo attivo di massa opera praticamente, ma non ha una chiara coscienza teorica di questo suo operare che pure è un conoscere il mondo in quanto lo trasforma. La sua coscienza teorica anzi può essere storicamente in contrasto col suo operare. Si può quasi dire che egli ha due coscienze teoriche (o una coscienza contraddittoria), una implicita nel suo operare e che realmente lo unisce a tutti i suoi collaboratori nella trasformazione pratica della realtà e una superficialmente esplicita o verbale che ha ereditato dal passato e ha accolto senza critica. Tuttavia questa concezione “verbale” non è senza conseguenze: essa riannoda a un gruppo sociale determinato, influisce nella condotta morale, nell’indirizzo della volontà, in modo più o meno energico, che può giungere fino a un punto in cui la contraddittorietà della coscienza non permette nessuna azione, nessuna decisione, nessuna scelta e produce uno stato di passività morale e politica. La comprensione critica di se stessi avviene quindi attraverso una lotta di “egemonie” politiche, di direzioni contrastanti, prima nel campo dell’etica, poi della politica, per giungere a una elaborazione superiore della propria concezione del reale. La coscienza di essere parte di una determinata forza egemonica (cioè la coscienza politica) è la prima fase per una ulteriore e progressiva autocoscienza in cui teoria e pratica finalmente si unificano. Anche l’unità di teoria e pratica non è quindi un dato di fatto meccanico, ma un divenire storico, che ha la sua fase elementare e primitiva nel senso di “distinzione”, di “distacco”, di indipendenza appena istintivo, e progredisce fino al possesso reale e completo di una concezione del mondo coerente e unitaria. Ecco perché è da mettere in rilievo come lo sviluppo politico del concetto di egemonia rappresenta un grande progresso filosofico oltre che politico-pratico, perché necessariamente coinvolge e suppone una unità intellettuale e una etica conforme a una concezione del reale che ha superato il senso comune ed è diventata, sia pure entro limiti ancora ristretti, critica….

[4] Karl Marx, Tesi su Feuerbach, 1845:

  1. Il difetto fondamentale di ogni materialismo fino ad oggi, compreso quello di Feuerbach, è che l’oggetto, il reale, il sensibile è concepito solo sotto la forma di oggetto o di intuizione; ma non come attività umana sensibile, come attività pratica, non soggettivamente. E’ accaduto quindi che il lato attivo è stato sviluppato dall’idealismo in contrasto col materialismo, ma solo in modo astratto, poiché naturalmente l’idealismo ignora l’attività reale, sensibile, come tale. Feuerbach vuole oggetti sensibili realmente distinti dagli oggetti del pensiero; ma egli non concepisce la attività umana stessa come attività oggettiva. Perciò, nell’Essenza del Cristianesimo egli considera come schiettamente umano solo il modo di procedere teorico, mentre la pratica è concepita e fissata da lui soltanto nella sua raffigurazione sordidamente giudaica. Pertanto egli non concepisce l’importanza della attività «rivoluzionaria», dell’attività pratico-critica.
  2. La questione se al pensiero umano appartenga una verità obbiettiva, non è una questione teorica, ma pratica. È nella attività pratica che l’uomo deve dimostrare la verità, cioè la realtà e il potere, il carattere terreno del suo pensiero. La discussione sulla realtà o non-realtà di un pensiero, che si isoli dalla pratica, è una questione puramente scolastica.
  3. La dottrina materialistica che gli uomini sono il prodotto dell’ambiente e dell’educazione, e che pertanto uomini mutati sono il prodotto di altro ambiente e di una mutata educazione, dimentica che sono proprio gli uomini che modificano l’ambiente e che l’educatore stesso deve essere educato. Essa perciò giunge necessariamente a scindere la società in due parti, una delle quali sta al di sopra della società. (per esempio in Roberto Owen), La coincidenza del variare dell’ambiente e dell’attività umana può solo essere concepita e compresa .razionalmente solo come pratica rivoluzionaria.
  4. Feuerbach prende le mosse dal fatto che la religione rende l’uomo estraneo a se stesso e sdoppia il mondo in un mondo religioso immaginario, e in un mondo reale. Il suo lavoro consiste nel dissolvere il mondo religioso nella sua base mondana. Egli non si accorge che, compiuto questo lavoro, la cosa principale rimane ancora da fare. Il fatto stesso che la base mondana distacca da se stessa e si stabilisce nelle nuvole come regno indipendente non si può spiegare se non colla dissociazione interna e colla contraddizione di questa base mondana con se stessa. Questa deve pertanto essere compresa prima di tutto nella sua contraddizione e poi, attraverso la rimozione della contraddizione, rivoluzionata praticamente. Così, per esempio, dopo che si è scoperto che la famiglia terrena è il segreto della sacra famiglia , è la prima che deve essere criticata teoricamente e sovvertita nella pratica.
  5. Feuerbach, non contento del pensiero astratto, fa appello all’intuizione sensibile; ma egli non concepisce il sensibile come attività pratica, come attività sensibile umana.
  6. Feuerbach risolve l’essere religioso nell’essere umano. Ma l’essere umano non è un’astrazione immanente all’individuo singolo. Nella sua realtà, esso è l’insieme dei rapporti sociali. Feuerbach, che non s’addentra nella critica di questo essere reale, è perciò costretto: a. a fare astrazione del corso della storia, a fissare il sentimento religioso per sé, e a presupporre un individuo umano astratto, isolato; b. per lui perciò l’essere umano può essere concepito solo come specie, come generalità interna, muta, che unisce in modo puramente naturale la molteplicità degli individui.
  7. Perciò Feuerbach non vede che il «sentimento religioso» è anch’esso un prodotto sociale e che l’individuo astratto, che egli analizza, in realtà appartiene a una determinata forma sociale.
  8. La vita sociale è essenzialmente pratica. Tutti i misteri che sviano la teoria verso il misticismo trovano la loro soluzione razionale nella attività pratica umana, e nella comprensione di questa attività pratica. 
  9. L’altezza massima a cui può arrivare il materialismo intuitivo, cioè il materialismo che non concepisce il mondo sensibile come attività pratica, è l’intuizione dei singoli individui nella «società borghese».
  10. Il punto di vista del vecchio materialismo è la società borghese; il punto di vista del nuovo materialismo è la società umana, o l’umanità socializzata.
  11. I filosofi hanno solo interpretato il mondo in modi diversi; si tratta però di mutarlo.

 Il primo lavoro intrapreso per sciogliere i dubbi che mi tormentavano, fu una revisione critica della filosofia del diritto di Hegel, un lavoro, la cui introduzione apparve negli «Annali franco-tedeschi» che si pubblicarono a Parigi nel 1844. La mia ricerca sboccò nel risultato che tanto i rapporti giuridici che le forme statali non devono essere concepite in se stesse né nel così detto sviluppo generale dello spirito umano, ma piuttosto prendono radice nei rapporti materiali della vita, il cui insieme Hegel, seguendo gli inglesi e i francesi del XVIII secolo, abbracciava col nome di «società civile»; [ma] che però l’anatomia della società civile è da ricercarsi nell’economia politica. L’indagine dell’ultimo, che avevo cominciato a Parigi, continuai a Bruxelles, dove fui scaraventato in seguito a una ordinanza di espulsione del signor Guizot. Il risultato generale che mi si offrì e che una volta conquistato, servì di filo conduttore al mio studio, può essere così formulato brevemente. Nella produzione sociale della loro vita gli uomini entrano a far parte di rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze materiali di produzione. L’insieme di questi rapporti di produzione forma la struttura economica della società, la base reale, sulla quale si innalza una superstruttura giuridica e politica, e alla quale corrispondono determinate forme sociali e di coscienza. Il modo di produzione della vita materiale condiziona generalmente il processo della vita sociale, politica e spirituale. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro modo di essere, ma all’opposto è il loro modo di essere sociale che determina la loro coscienza. A un certo grado del loro sviluppo le forze materiali di produzione della società entrano in contraddizione coi rapporti di produzione esistenti, ossia, ciò che solo ne è l’espressione giuridica, coi rapporti di proprietà, nell’interno dei quali esse si erano mosse fino allora. Da forme di sviluppo delle forze produttive questi rapporti si sono cambiati in ostacoli delle medesime. Si inizia allora un’epoca di rivoluzione sociale. Col mutamento della base economica si sovverte tutta la enorme superstruttura più o meno rapidamente. Nell’osservazione di tali sovvertimenti bisogna sempre far distinzione tra il sovvertimento materiale [nelle condizioni della produzione economica] che deve essere constatato fedelmente col metodo delle scienze naturali e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche in una parola: Le forme ideologiche, nel cui terreno gli uomini diventano consapevoli di questo conflitto e lo risolvono. Così come non si giudica ciò che un individuo è da ciò che egli sembra a se stesso, tanto meno si può giudicare una tale epoca di sovvertimenti dalla sua coscienza che essa stessa se ne è formata, ma piuttosto si deve spiegare questa coscienza dalle contraddizioni della vita materiale, dal conflitto esistente tra le forze produttive sociali e i rapporti di produzione. Una formazione sociale non perisce, prima che non siano sviluppate tutte le forze produttive, per le quali essa è ancora sufficiente, e nuovi, più alti rapporti di produzione non ne abbiano preso il posto, prima che le condizioni materiali di esistenza di questi ultimi siano state covate nel seno stesso della vecchia società. perciò l’umanità si pone sempre solo quei compiti che essa può risolvere: se si osserva con più accuratezza, si troverà sempre che il compito stesso sorge solo dove le condizioni materiali della sua risoluzione esistono già o almeno sono nel processo del loro divenire. A grandi linee possono essere indicati i periodi di produzione asiatico, antico (classico), feudale e moderno borghese come epoche progressive della formazione sociale economica. I rapporti borghesi di produzione sono l’ultima forma antagonistica del processo sociale di produzione, antagonistica non già nel senso dell’antagonismo individuale, ma di un antagonismo che spunta fuori dalla condizioni sociali di vita degli individui; ma le forze produttive che si sviluppano nel grembo della società borghese creano insieme le condizioni materiali per lo scioglimento di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude quindi la preistoria della società umana. Federico Engels, col quale, già dalla pubblicazione del suo geniale schizzo per la critica delle categorie economiche (negli «Annali franco-tedeschi») io avevo mantenuto un permanente scambio scritto di idee era giunto con me allo stesso risultato per altra strada (confronta la sua Condizione delle classi lavoratrici in Inghilterra) e quando egli nella primavera del 1845 si stabilì pure a Bruxelles, decidemmo di elaborare in comune il contrasto del nostro punto di vista contro quello ideologico della filosofia tedesca, in realtà di fare i conti con la nostra coscienza filosofica precedente.

Dal Manifesto del Partito Comunista, 1848:

  1. Espropriazione della proprietà fondiaria e impiego della rendita fondiaria per le spese dello Stato;
  2. Imposta fortemente progressiva;
  3. Abolizione del diritto di eredità;
  4. Confisca della proprietà di tutti gli emigrati e ribelli;
  5. Accentramento del credito nelle mani dello Stato per mezzo di una banca nazionale con capitale di Stato e con monopolio esclusivo;
  6. Accentramento dei mezzi di trasporto nelle mani dello Stato;
  7. Aumento delle fabbriche nazionali e degli strumenti di produzione, dissodamento e miglioramento dei terreni secondo un piano comune;
  8. Eguale obbligo di lavoro per tutti, istituzione di eserciti industriali, specialmente per l’agricoltura;
  9. Unificazione dell’esercizio dell’agricoltura e di quello dell’industria, misure atte ad eliminare gradualmente l’antagonismo tra città e campagna;
  10. Educazione pubblica e gratuita di tutti i fanciulli. Abolizione del lavoro dei fanciulli nelle fabbriche nella sua forma attuale. Unificazione dell’educazione e della produzione materiale, ecc.

[5] Antonio Gramsci a Togliatti, 26 ottobre 1926: La linea leninista consiste nel lottare per la unità del partito, e non solo per la unità esteriore, ma per quella un pò più intima che consiste nel non esserci nel partito due linee politiche completamente divergenti in tutte le quistioni. Non solo nei nostri paesi, per ciò che riguarda la direzione ideologica e politica dell’Internazionale, ma anche in Russia, per ciò che riguarda l’egemonia del proletariato e cioè il contenuto sociale dello Stato, l’unità del partito è condizione esistenziale.

[6] Dwight David Eisenhower, Discorso d’addio nel 1961:  …Nei consigli di governo, dobbiamo vigilare per impedire il conseguimento di un’influenza ingiustificata, più o meno ricercata, da parte del complesso militare industriale. L’eventualità dell’ascesa disastrosa di un potere mal riposto esiste e persisterà. Non dobbiamo mai permettere che la pressione di questa combinazione metta in pericolo le nostre libertà o i nostri processi democratici…(1961).

Dwight D. Eisenhower, The White House YearsNel 1945 il segretario alla guerra Stimson, visitando il mio quartier generale in Germania, mi informò che il nostro governo stava preparandosi a sganciare una bomba atomica sul Giappone. Io fui uno di quelli che sentirono che c’erano diverse ragioni cogenti per mettere in discussione la saggezza di un tale atto. Durante la sua esposizione dei fatti rilevanti fui conscio di un sentimento di depressione e così gli espressi i miei tristi dubbi, prima sulla base della mia convinzione che il Giappone era già sconfitto e che sganciare la bomba era completamente non necessario; e in secondo luogo perché pensavo che il nostro Paese dovesse evitare di sconvolgere l’opinione pubblica mondiale con l’uso di un’arma il cui impiego era, pensavo, non più obbligatorio come misura per salvare vite americane.

[7] Gramsci n° 19, gennaio 2013:
http://www.centrogramsci.it/gramsci/gramsci/gramsci19.pdf

[8] 10000 mld, per dieci anni, per dieci settori strategici (comunicazione, edilizia popolare ecosicura, edilizia pubblica ecosicura, energie rinnovabili, idrogeologico, infrastrutture, sanità pubblica, scuola pubblica, servizi pubblici, trasporti), per le dieci nazioni più antifasciste antimonopoliste (balcanica, benelux, britannica, danubiana, francese, germanica, grecocipriota, iberica, italiana, scandinava), e per 10 milioni di nuovi posti di lavoro.

[9] Dopo aver indebolito e distrutto le organizzazioni operaie e democratiche col pretesto di esportarvi la loro democrazia nei continenti più sfruttati come Africa, America latina e Medio Oriente, la triarchia imperialista finanziaria (Ior-Rochefeller-Roschildt), assetata di massimo profitto, aggredisce ed espropria estese campagne, fabbriche, servizi e gli stessi Stati, impone tecnologie sofisticate, scaccia decine di milioni di contadini, imprenditori e di lavoratori e causa bibliche migrazioni (rivista Gramsci n° 28).
Rai news: La Terra è la sua identità. I contadini africani contro l’accaparramento delle terre.
Nel dicembre del 2015 l’Amministrazione Obama dissecreta il documento “SAC nuclear planning for 1959”.

[10] Lenin, Un passo avanti e due indietro, 1904; Antonio Gramsci, Democrazia operaia.

[11] Ridurre il vitalizio dei parlamentari più anziani è anticostituzionale, antisociale, illegale e incivile. La pretestuosa legge in discussione in parlamento sui vitalizi dei vecchi deputati e senatori serve in realtà ad attaccare, dopo la sua approvazione, le pensioni dei vecchi lavoratori diminuendole anche per questi ultimi con il passaggio dalla conquista sociale del sistema retributivo al sistema contributivo essenzialmente privatistico.

[12] Lenin, Opere Scelte, Editori Riuniti-Edizioni Progress, volume IV, Roma 1974, pag. 79: 10 aprile 1917, Il fallimento dell’Internazionale di Zimmerwald, necessità della terza Internazionale… La condotta equivoca e ipocrita della maggioranza di Zimmerwald (conferenza del 5-8 settembre 1915 n.d.r.) è stata formalmente denunciata dagli internazionalisti di sinistra di vari paesi: da Münzenberg, segretario dell’organizzazione internazionale dei giovani e direttore dell’eccellente giornale internazionalistico. L’Internazionale dei giovani; da Zinoviev, rappresentante del Comitato Centrale del nostro partito; da K. Radek delegato del partito socialdemocratico polacco («Direzione regionale»); da Hartstein, socialdemocratico tedesco, membro del «Gruppo Spartaco».…Spetta proprio a noi, e proprio in questo momento, di fondare senza indugi una “nuova” Internazionale rivoluzionaria, proletaria, o per meglio dire non dobbiamo aver paura di affermare che essa è già fondata e lavora  (Infatti, la Terza Internazionale sorge il 2 marzo 1919 n.d.r.).

[13] …Inoltre tutti i problemi inerenti all’egemonia del proletariato si presenteranno da noi certamente in forma più complessa ed acuta che nella stessa Russia, perché la densità della popolazione rurale in Italia è enormemente più grande, perché i nostri contadini hanno una ricchissima tradizione organizzativa e sono sempre riusciti a far sentire molto sensibilmente il loro peso specifico di massa nella vita politica nazionale, perché da noi l’apparato organizzativo ecclesiastico ha duemila anni di tradizione e si è specializzato nella propaganda e nell’organizzazione dei contadini in un modo che non ha uguali negli altri paesi. Se è vero che l’industria è più sviluppata da noi e il proletariato ha una base materiale notevole, è anche vero che quest’industria non ha materie prime nel paese ed è quindi più esposta alla crisi; il proletariato perciò potrà svolgere la sua funzione dirigente solo se è molto ricco di spirito di sacrificio e si è liberato completamente da ogni residuo di corporativismo riformista o sindacalista.
…Non si è mai visto nella storia che una classe dominante, nel suo complesso, stesse in condizioni di vita inferiori a determinati elementi e strati della classe dominata e soggetta. Questa contraddizione inaudita la storia l’ha riserbata al proletariato; in questa contraddizione risiedono i maggiori pericoli per la dittatura del proletariato, specialmente nei paesi dove il capitalismo non aveva assunto un grande sviluppo e non era riuscito a unificare le forze produttive. E’ da questa contraddizione, che, d’altronde, si presenta già sotto alcuni suoi aspetti nei paesi capitalistici dove il proletariato ha raggiunto obiettivamente una funzione sociale elevata, che nascono il riformismo e il sindacalismo, che nasce lo spirito corporativo e le stratificazioni dell’aristocrazia operaia. Eppure il proletariato non può diventare classe dominante se non supera col sacrificio degli interessi corporativi questa contraddizione, non può mantenere la sua egemonia e la sua dittatura se anche divenuto dominante non sacrifica questi interessi immediati per gli interessi generali e permanenti della classe.
…La linea leninista consiste nel lottare per l’unità del partito, e non solo per l’unità esteriore, ma per quella un po’ più intima che consiste nel non esserci nel partito due linee politiche completamente divergenti in tutte le quistioni. Non solo nei nostri paesi, per ciò che riguarda la direzione ideologica e politica dell’Internazionale, ma anche in Russia, per ciò che riguarda l’egemonia del proletariato e cioè il contenuto sociale dello Stato, l’unità del partito è condizione esistenziale.

[14] Come ben specificato alla stessa nota 5, secondo Marx l’epoca del socialismo risolve unitariamente gli antagonismi di classe del capitalismo, oggi così dirompenti per la politica imperialista di Trump e anche per i comportamenti disavveduti del settarismo trotzkista.

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