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SPEZZARE LA CATENA DI COMANDO BORGHESE CON MENTALITÀ NEO-NAZISTA – SPEZZARE LA LOGICA DEL PROFITTO di Giovanni Carbone

Riceviamo e volentieri pubblichiamo un interessantissimo articolo del compagno Giovanni Carbone.

Le società capitalistiche nelle quali viviamo, che passano per essere democratiche (un abuso sproporzionato del termine, per di più blaterato da imbecilli di Stato) sono ormai società marce, decrepite, putrescenti, maleodoranti di morte sociale secolare. Il cosiddetto mondo occidentale, dentro cui queste società sono nate e cresciute, è un mondo di razzismo, di xenofobia, di sfruttamento degli esseri umani e di ogni risorsa naturale. Là dove il capitalismo ha individuato una possibilità di accrescere i profitti di una pattuglia di super ricchi (meno del 10% della popolazione mondiale), l’ha fatto distruggendo la terra, i mari, perfino la stessa aria che respiriamo.

Oggi, in nome del profitto, i capitalisti di qualsiasi parte del mondo hanno fatto terra bruciata di ogni bene comune, per cui, a causa della loro voracità il pianeta si trova nelle condizioni di un moribondo (il Covid-19 ha messo a nudo tali processi). Nessun’altra epoca storica (compresi Medioevo, Rinascimento, Illuminismo, Età moderna) si è macchiata di crimini contro l’umanità così mostruosi come quella capitalistica.

In nome del profitto, le borghesie di qualsiasi parte del mondo hanno sfruttato fino all’osso, continuano a farlo ancora oggi, il corpo martoriato dei popoli, distruggendo comunità di umani senza alcuno scrupolo nei confronti di un bene supremo qual è la vita degli esseri viventi. Ne è un esempio quanto accade in Amazzonia, dove un satrapo militarista, impostosi con la frode e l’inganno a capo dello Stato, sta distruggendo un patrimonio che non è solo di proprietà di quell’area dell’America Latina, ma appartiene a tutta l’umanità.

Sempre, da quando la borghesia si è insediata al potere supremo, scalzando vecchie e orrende monarchie feudali (per la verità ce ne sono ancora sulla faccia della Terra, ad iniziare dalle ridicole e bacucche monarchie inglesi e spagnole, più quelle dei Paesi Bassi e altre ancora più ridicole di Paesi in varie aree del pianeta), per mettere in atto i suoi metodi di sfruttamento si è servita di catene di comando organizzate. Per la classe borghese non è tanto importante il nome di chi va ad assumere una carica istituzionale in un Paese o in altro. Affatto. Ad essa importa che quella catena di comando non venga spezzata. Per ottenere tale risultato si è servita della feccia umana, si presentasse sotto la forma di nazifascismo, oppure con le sembianze delle cosiddette democrazie parlamentari, che di democratico hanno ben poco. Penso, ad esempio, al ventennio mussoliniano (dittatura col manganello), al cinquantennio democristiano (dittatura con la carota), al trentennio neoliberista berlusconiano (dittatura massmediatica).

L’esempio fatto per l’Italia vale anche per le altre società appartenenti al contesto di quello che viene definito Occidente capitalista, a partire dagli Stati Uniti che, da G. Washington ad oggi, non hanno fatto altro che guerre, e sempre guerre di aggressione. In qualche caso, hanno partecipato pure a “guerre” di resistenza, ma sempre per la loro convenienza di superpotenza imperialista. Di fatto, il loro impegno militare è stato finalizzato al profitto. È loro l’idea di mettere in piedi, dopo la seconda mondiale, un’organizzazione guerrafondaia come la NATO, che sotto la prima versione di organizzazione di provocazione guerresca contro l’Unione Sovietica, si è trasformata, dopo l’estinzione di quest’ultima, in un’organizzazione di spietato controllo finanziario di tipo neo-nazista. Trump ne è stato un primo esempio, ma non sarà l’ultimo.

Oggi, la mentalità di comando capitalista permeata di ideologia neo-nazista ha inquinato tutte le organizzazioni finanziarie esistenti al mondo e non pochi sono gli Stati del pianeta in cui tale mentalità è messa in atto con subliminali metodi massmediologici e repressivi. La ferocia della polizia federale statunitense nei confronti delle comunità afroamericane, latinoamericane e native lo dimostra. Se c’è da uccidere a sangue freddo un non bianco – com’è accaduto per la difesa della cosiddetta razza ariana durante il nazismo – nessun suprematista o fascista si è fatto e si fa scrupolo per tale orrendo atto, anche perché sicuro di non venire punito. Negli ultimi 70 anni, le amministrazioni USA, e con esse i servi sciocchi della NATO, hanno fatto girare per il mondo l’idea che esistessero nazioni malefiche oppure un sorta di Grande Fratello affibbiandolo ad altri Paesi (URSS, oggi Russia, Cina, Corea del Nord, Libia di Gheddafi, Iraq di Saddam Hussein, ecc.). Grande Fratello che tutto vedeva, tutto controllava, tutto rimescolare. Ebbene, il Grande Fratello esisteva ed esiste davvero: sono gli stessi USA con le loro grandi multinazionali e con il loro spaventoso e orrido arsenale atomico.

Se mai, nei secoli passati, le società capitaliste hanno avuto un’anima, oggi non ce l’hanno più. Esse, governate da borghesie nazional-compradore, sono divenute sempre più marce, decrepite, putrescenti, maleodoranti di morte secolare. Esse hanno conservato e ben oliato le loro feroci catene di comando oggi organizzate  con mentalità finanziarie neo-naziste, scatenate come non mai contro i popoli del mondo, contro le classi lavoratrici, contro la classe operaia mondiale, contro tutta la povera gente, contro i diseredati, gli emarginati, gli emigranti.

Ci si chiede: come sono formate tali catene di comando? L’esempio Italia vale anche per altri Stati europei o extra europei. Dando una prima sommaria risposta, la catena di comando borghese attraversa tutte le istituzioni possibili con la costituzione al loro interno di nuclei o cellule di neo-nazifascisti (nostalgici e di nuovo pelo): Parlamenti, Presidenze repubblicane e/o monarchie, Presidenze di Regioni e Province (quest’ultime con presidenti-podestà), Sindaci-podestà, Comandi superiori delle Forze Armate, Comandi superiori delle cosiddette Polizie locali (per intenderci le vecchie Guardie municipali, che un tempo avevano la funzione di stare vicino alla gente, altrimenti accade con le polizie locali, per di più armate), Enti di qualsiasi fattispecie, per i quali l’Ordine, che è sempre piramidale, è di perseguitare, tassare, contravvenzionare gli strati più deboli della popolazione, in primo luogo quelli che producono la ricchezza di una nazione, i cui benefici però si accaparrano le borghesie e i loro lacchè.

Si dirà: “ma, all’interno di uno qualsiasi di questi settori della catena di comando borghese, ci saranno pure delle differenze e variazioni”. Certo che sì. Infatti non è possibile paragonare il partigiano presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini a quell’altro presidente a lui succeduto, il democristiano “gladiatore” Francesco Cossiga, persona che ha orchestrato trame e tramette ai danni dell’Italia nata dalla Resistenza. Sotto la presidenza di questo perfido uomo, si è verificata la più grande ammucchiata di neo-nazifascisti all’interno di quasi tutte le istituzioni repubblicane, nessuna esclusa. Chi oggi dovesse smentire tale affermazione dimostri che l’inquinamento neo-nazifascista non c’è stato.  Per di più, va aggiunto che, sotto la regia del regime neoliberista di Silvio Berlusconi, i neofascisti (nostalgici e di nuovo pelo) sono stati reinseriti nei gangli fondamentali delle istituzioni repubblicane – soprattutto in organi di controllo militare-poliziesco, questa volta sotto comando NATO. Per cui quell’Italia, nata dal sangue dei patrioti, dei partigiani, delle staffette e degli antifascisti in generale, è stata definitivamente commissariata. Ovviamente ci sono state altre presidenze, oltre a quella di Pertini, che hanno mostrato senso dello Stato: penso a quella dell’altro partigiano Carlo Azeglio Ciampi.

Oggi, nel nostro Paese, non c’è più una democrazia che tale etimologicamente si definisca. Non c’è più almeno a partire dal 1947, cioè da quando un colpo di Stato “bianco” (Democrazia cristiana sotto tutela CIA-Usa, più alcuni comandi militari di ex generali fedifraghi più alcuni ex gerarchi fascisti nascostisi nella Dc) fu messo in atto dopo il ritorno di De Gasperi da un viaggio del gennaio di quell’anno negli Stati Uniti, dove incontrò Truman, che gli intimò di mettere in atto l’espulsione dei socialisti e dei comunisti dai primi governi repubblicani. La borghesia italiana, attraverso la sua catena di comando (che, a seconda delle situazioni e dei tempi della politica, si è servita ora del manganello di Mussolini, ora del “gladiatore” democristiano Cossiga, ora del neoliberista massmediatico Berlusconi) è ancora in azione. Dal 1994 ad oggi, cioè da quando un altro colpo di Stato “bianco-mafioso” fu messo in atto attraverso la strategia delle bombe, culminata con l’ascesa di Berlusconi al governo, sono state varate dal parlamento italiano tutta una serie di leggi, leggine e leggiacce non solo ad personam, ma sempre indirizzate a colpire i ceti popolari.

A garantire l’ordine borghese precostituito – quello dei capitalisti (non generici imprenditori industriali o agrari) – ha funzionato (soprattutto negli ultimi tre decenni) la catena di comando con mentalità neo-nazifascista.

Per spezzarla occorrerà nuovamente che il popolo italiano, le sue classi lavoratrici, in primo luogo la classe operaia, lottino con tutta la loro forza e tutta la loro intelligenza politica. Occorrerà che il nostro popolo italiano, martoriato e perseguitato dalla borghesia e dai suoi servi sciocchi, ricominci ad organizzare una nuova Resistenza, questa volta non solo contro la pattumiera neo-nazifascista, ma direttamente contro quella catena di comando diretta e manovrata dalla componente borghese più retriva, reazionaria, bigotta e antipopolare.

Abbiamo capito che essa tende ormai a fare a meno di suoi rappresentanti politici nelle istituzioni e quindi sta praticando l’occupazione diretta degli spazi della rappresentanza politica. Di fatto è entrata essa stessa in campo, dirigendo e controllando la sua catena di comando del potere. Prova lampante è la tragicomica esperienza del fascioliberista Berlusconi, padrone italiota di imperi economico-finanziari e, soprattutto, sdoganatore del vecchio nostalgico ciarpame fascista almirantiano, come egli stesso fanfaronescamente ha dichiarato.

La lotta per spezzare la catena di comando borghese in Italia sarà dura, anzi durissima, e non sarà di breve durata. Tuttavia, per salvare o tentare di salvare (se ancora sarà possibile) il popolo italiano da morte per profitto capitalista, occorrerà ritornare nelle piazze, nelle strade, in ogni angolo della vita sociale del Paese, riorganizzarsi e organizzare le masse popolari e lanciarsi, come punta di zagaglia, contro il malaffare, l’ingiustizia, la prepotenza, l’abuso di potere, la criminalità organizzata e quant’altro di negativo appartiene geneticamente alla borghesia ormai marcia, decrepita, putrescente, maleodorante di morte sociale.

L’Italia è in pericolo. La Repubblica è in pericolo. Impediamo una nuova catastrofe.

Postilla sul governo Draghi

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nominando Mario Draghi quale Presidente del Consiglio dei Ministri (in carica dal 13 febbraio 2021), probabilmente è stato male consigliato, perché l’attuale Premier ha iniziato il suo mandato con un atto politico antipopolare e contro il Mezzogiorno d’Italia: la composizione del Consiglio dei ministri è la peggiore che l’Italia repubblicana abbia avuto dal 1946 ad oggi: su 23 ministri, ben 19 sono del Nord e solo 4 del Sud. A leggere le biografie dei ministri c’è da mettersi le mani nei capelli. Se, all’interno del Consiglio, vi sono ministri sui quali è difficile dare giudizi negativi, grazie al loro operato già sperimentato, tutto il contrario vale per il resto. Com’è possibile che sia potuto accadere uno sfregio così disdicevole (a dir poco) nei confronti del Sud, ancora una volta gabbato e schiaffeggiato?

Ecco l’assurda composizione del Consiglio dei ministri del banchiere Mario Draghi:

  1. Rapporti con il Parlamento (s. p.) – Federico D’Incà (Belluno)
  2. Innovazione tecnologica e la transizione digitale (s. p.) – Vittorio Colao (Brescia)
  3. Pubblica amministrazione (s. p.) – Renato Brunetta (Venezia)
  4. Affari regionali e le autonomie (s. p.) – Mariastella Gelmini (Leno – Brescia)
  5. Il sud e la coesione territoriale (s. p.) – Maria Rosaria Carfagna (Salerno)
  6. Politiche giovanili (s. p.) – Fabiana Dadone (Cuneo)
  7. Pari opportunità e la famiglia (s. p.) – Elena Bonetti (Asolo – Mantova)
  8. Disabilità – Erika Stefani (s. p.) (Valdagno – Vicenza)
  9. Coordinamento di iniziative turismo (s. p.)  – Massimo Garavaglia (Cuggiono – Milano)
  10. Affari Esteri e Cooperazione internazionale (c. p.) – Luigi Di Maio (Avellino
  11. Interno (c. p.) – Luciana Lamorgese (Potenza)
  12. Giustizia (c. p.) – Marta Cartabia (San Giorgio Su Legnano)
  13. Difesa (c. p.) – Lorenzo Guerini (Lodi)
  14. Economia e Finanze (c. p.) – Daniele Franco (Trichiana – Belluno)
  15. Sviluppo economico (c. p.) – Giancarlo Giorgetti (Cazzago Brabbia – Varese)
  16. Politiche agricole alimentari e forestali (c. p.) – Stefano Patuanelli (Trieste)
  17. Ambiente, tutela del territorio e del mare (c. p.) – Roberto Cingolani (Milano)
  18. Infrastrutture e trasporti (c. p.) – Enrico Giovannini (Roma)
  19. Lavoro e politiche sociali (c. p.) – Andrea Orlando (La Spezia)
  20. Istruzione (c. p.) – Patrizio Bianchi (Copparo – Ferrara)
  21. Università e ricerca (c. p.) – Maria Cristina Messa (Monza)
  22. Beni e attività culturali e turismo (c. p.) – Dario Franceschini (Ferrara)
  23. 23. Salute (c. p.) – Roberto Speranza (Potenza)

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